venerdì 28 ottobre 2011

Yucatan


autostoppista improbabile!

Chiapas
Alle tredici dunque, con la benedizione di Rafael, parto direzione Palenque, ci sono quasi 700 km per cui ci vorrà una tappa intermedia, non so bene dove ma punto a tagliare lo Yucatan verso nord ovest e raggiungere il Golfo del Messico, poi un letto da qualche parte lo si trova. Viaggio in mezzo alle campagne, la strada  è un corridoio di quattro metri in mezzo ad alberi alti seisette metri che si chiudono a volta sopra la testa, ai lati la vegetazione è talmente fitta che solo a tratti si intravedono disordinate coltivazioni di mais, di canna o di banane, per il resto un intrico di arbusti, cespugli e foglie sbarra completamente la vista sul paesaggio. Il traffico è quasi inesistente, supero oppure incrocio qualche camioncino che porta indistintamente caschi di banane e i campesinos che li hanno raccolti. Ogni ventitrenta km raggiungo e attraverso un villaggio addormentato in mezzo al nulla, a volte solo la strada principale con le quattro botteghe e un paio di case scalcinate che vi si affacciano a volte invece il villaggio è un pò più grande, qualche via laterale e una piazza con la chiesona barocca e il vecchio palazzetto padronale un pò casa signorile e un pò fortino. Il tutto molto trasandato ma tradisce un passato di gloria e di potere, un portone socchiuso lascia intravedere il grande giardino interno ancora curato e rigoglioso. L'atmosfera nelle campagne e nei villaggi è molto rilassata e tranquilla e lo stato d'animo di conseguenza si adatta. Ogni villaggio è motivo per chiedere conferma della strada visto che la segnaletica praticamente non esiste e le strade sono quasi viottoli di campagna, di tanto in tanto un check point dell'esercito o della polizia, i militari non mi guardano nemmeno e i poliziotti mi fermano solo quando hanno voglia di fare quattro chiacchere o sono curiosi di sapere chi cacchio è che se ne va in giro per quelle strade abituate a vedere solo biciclette e i camioncini delle fattorie . Tutto bene quindi, paesaggio, atmosfera, strada finchè all'ingresso di uno dei villaggi mi trovo il cialtrone in divisa che mi chiede soldi...arriva vicino...si guarda intorno per assicurarsi di non essere visto, alza la mano destra sul pancione e si strofina pollice e indice e guardandomi negli occhi "por la comida" che sarebbe per mangiare, sembra quasi imbarazzato e fa anche un pò pena ma sul momento ci rimani piuttosto male e non sai se la cosa diventerà un vizio anche in futuro e non sai nemmeno se i suoi colleghi sono d'accordo, di pagare non se ne parla nemmeno, non ho nessuna intenzione di invitare a cena tutto il corpo di polizia messicano per cui tengo duro, faccia sorpresa ma irremovibile e mentre cerco di inventarmi qualcosa da rispondergli sul senso di orgoglio messicano che stava solennemente sputtanando mi fa segno di andare. Uscendo dal villaggio incrocio un'altra pattuglia di poliziotti che mi fa segno di fermarmi, uno salta giù dal cassone e comincia a parlarmi di "sentido contrario" , a questo punto faccio finta di non capire, nel centro del villaggio c'erano in effetti un paio di strade chiuse e mi ero fatto indicare come venirne fuori ma di sensi unici  nemmeno l'ombra, e poi sti qua stavano arrivando da fuori per cui o inventavano o qualcuno li aveva avvertiti via radio, ad un certo punto mi chiede da dove vengo,... dall'Italia! si volta verso i colleghi...Italiano...si mettono a ridere e mi mollano.
Materialmente indenne ma sul momento non molto sereno, con i km che ho ancora da fare in Messico se questo è l'andazzo ci sarà da battagliare non poco. Mi affaccio finalmente, dopo 380 km, sul Golfo del Messico, a est Campeche ma io vado a ovest fino a Champoton scortato per gli ultimi km da Isaac, dalla sua Ducati Multistrada nuova di stecca e dalla fidanzata appollaiata sul sellino dietro.
Recupero un albergo, quattro chiacchere con Isaac e dopo una doccia chiedo all'hotel per un ristorante, sono le otto, mi guarda incuriosito, a quest'ora? tutto chiuso! come tutto chiuso alle otto di sera, ma a che cacchio di ora mangiate qui? Una soluzione è il ristorante Napoli, ma non vengo certo in Messico per andare in un ristorante italiano, seconda opzione non mi ricordo il nome, arrivo in taxi e il ristorante è messicano ma lo chef si chiama Antonio, è siciliano e gira da una vita a spignattare fra Stati Uniti e Messico, prima per i ristoranti vip di Armani poi per conto suo, adesso è momentaneamente parcheggiato a Champoton ma non credo per molto. Alla fine comunque non va a finire male perchè mangio bene e mi fa compagnia per tutta la cena. Ovviamente sta seguendo il blog e quindi lo saluto.
L'indomani via per Palenque, altro sito Maya da non perdere, a pochi km da Champoton mi trovo sul bordo della strada un coccodrillo...già, ho scritto proprio coccodrillo, mica orsetto lavatore..., da lontano  lo scambio per un copertone di camion poi passandoci a fianco  guardo meglio  ed è proprio lui, torno indietro perchè non capita proprio tutti i giorni di vederne uno poi gironzolandogli intorno vedo che ha una zampa un pò storta ed è un pò troppo immobile quindi probabilmente è stato investito ed è morto, da noi i porcospini, qui i coccodrilli, ognuno ha quel che si merita. Dopo il coccodrillo entro nello stato di Tabasco, quello della salsa, poi nel Chiapas, che non è una salsa ma è una zona montagnosa bellissima a sudovest del Messico, probabilmente la più povera e arretrata e fino a pochi anni fa roccaforte di un forte movimento separatista, il confine dello stato del Chiapas è segnato da un fiume che al momento è in piena, le campagne sono allagate per chilometri, siamo nella stagione delle piogge e sto cominciando e vederne le avvisaglie,ma siamo solo all'inizio!

volevo solo rassicurare pesaris...

...che è "tutto" a posto, non è che ho scelto io il bar, è il bar stavolta che mi ha scelto ma abbiamo saputo destreggiarci e uscirne assolutamente incolumi! Allegri ma incolumi.