mercoledì 11 gennaio 2012

parco nazionale del chiriqui...tanto per dare un'idea

Marco e Paolo


canale di panama


Panama prima parte

Con Panama finisce il Centroamerica, qualcuno insiste che faccia già parte del Sudamerica infatti politicamente appartenne alla Colombia per molto tempo prima di rendersi indipendente, non siamo però qui a fare disquisizioni storiche, politiche o geografiche, dicevamo finisce il Centroamerica e con la Colombia comincia il Sudamerica, sembra tutto facile, si va a sud, prima o poi si trova il confine, le solite trafile entra di la' e si continua. Nella realtà non funziona proprio così, si può andare verso sud ma ad un certo punto la strada finisce e diventa una rete di sentieri che entra nel Darien, una delle foreste pluviali più inesplorate e selvagge del pianeta nonchè, per gli amanti del genere, una delle aree con la più alta concentrazione di serpenti che si conosca, da lì in poi niente strada, niente distributori, niente ristoranti, niente alberghi, niente bar, proprio per chi se la vuole andare a cercare, ci si può muovere da un villaggio ad un'altro cercando di ingraziarsi i locali per farsi guidare nella giungla o attraverso i fiumi. Ovviamente il giocattolo non costa poco e non è del tutto esente da rischi, anche estremi. Per proseguire dunque ci sono due opzioni, spedire la moto in aereo a Bogotà in Colombia e seguirla con lo stesso mezzo oppure caricarla su una barca e raggiungere la Colombia via mare. L'offerta è variopinta. Da Porto Belo o da Porto Lindo, due sperduti villaggi sul Mar dei Caraibi  a sud della città di Colon, partono in ordine sparso barche a vela di varia misura con destino Cartagena de Indias. La moto viene caricata in qualche modo sulla barca e via verso il Sudamerica. Il pacchetto costa circa 800 dollari e comprende un paio di giorni in giro per l'arcipelago delle S. Blas, un gruppo di 365 isole e isolotti che seguono la linea della costa panamense verso sud poi due giorni e una notte di mare aperto per arrivare alla città di Cartagena. Si scarica la moto, le solite formalità doganali e si riparte. La seconda opzione è un pò avventurosa ma più economica e inoltre c'è questo giro per le isole che sembra interessante per cui seguo quella. La barca più gettonata è un vecchio catenaccio in ferro comandato da un tedesco ma non riesco a raggiungerla in tempo, sono in contatto con il comandante di un diciotto metri e con un ostello, almeno così pare dal suo sito internet, che gestisce un pò di barche che fanno la traversata.siamo alla fine della stagione. poi cominciano dei venti forti da nord e la faccenda si fa rischiosa per cui tutti si spostano verso altre isole più tranquille. Mi fermo un giorno a David con Marco e Paolo, una mezza giornata se ne va' per le isole del parco del Chiriquì, spiaggette, isolotti, aragoste...le solite cose...la sera trovo una mail dell'ostello e pare ci sia un grosso motorsailer in ferro che parte fra tre giorni, per fermare il posto mi chiedono un anticipo di 100 dollari ma così a scatola chiusa non se ne parla anche se la data è interessante, rispondo che non ho modo di fare bonifici ma che avrei raggiunto il porto in un giorno o due.
La mattina dopo parto senza la benchè minima idea di dove sarei arrivato, più o meno da David a Colon ci sono 500 km ma non conoscendo le strade ci posso mettere sei ore come dieci, e poi c'è sempre l'incognita pioggia. Dopo un paio di ore mi fermo a bere un caffè e per elemosinare una connessione internet in un albergo, l'ostello ha risposto che il posto sulla barca c'è ma senza deposito non è garantito, questa insistenza comincia un pò a seccare ma continuo, comincia anche a piovere ma la strada è buona e scorrevole, qualche villaggio fa perdere un pò di tempo e altro tempo me lo fa perdere un poliziotto che dice che sto correndo troppo, parlando anche del più e del meno mi fa presente che l'abbigliamento standard della stradale motodotata non comprende i guanti e che i miei sarebbero perfetti per lui, ma sono perfetti anche per me per cui ci accordiamo per un cappello che passa dal mio bauletto al suo e riparto senza altri danni, e poi di cappelli ne ho due. Arrivando in prossimità del canale taglio fuori la città di Panama che sta all'imboccatura sull'oceano Pacifico, lo scavalco, il canale non il Pacifico,in prossimità delle chiuse  vedere una nave in mezzo alle colline fa decisamente una certa impressione, punto a est per attraversare l'istmo e arrivo a Colon sul mar dei Caraibi, altri cinquanta km e verso sud e raggiungo Porto Lindo, una baia, quattro case, un paio di ostelli e niente di più. L'ostello è gestito da una coppia di austriaci il che in teoria dovrebbe essere rassicurante ma la prima impressione non è delle migliori. Non mi faccio influenzare ma anche la seconda e la terza ecc. non cambiano le cose. Il giardino è una discarica, due macchine abbandonate, qualche motorino sparso qua e la', una sfilza di fuoribordo più o meno completi appesi ad una tavola che potrebbero scrivere la storia della marineria da diporto, un paio di gommoni, o meglio quello che rimane di loro arredano il giardino, una tettoia con qualche arnese sparso che fungerebbe da officina meccanica e i resti recuperati di qualche barca a vela probabilmente schiantata su qualche barriera completano il quadro. Due stupidi cani che lontanamente ricordano un modello rottwailer si azzannano in mezzo alle mie gambe mentre una bambina di pochi anni divide con loro un cibo assolutamente indistinguibile. In questo contesto mi accordo con Silvia per il passaggio, le origini del comandante non si conoscono ma la barca è grande e robusta, ha molti viaggi alle spalle per cui si va tranquilli, lo dice lei...., alla fine accetto, mollo l'anticipo, recupero la ricevuta e l'appuntamento è telefonico per domani sera per la conferma della partenza per dopodomani mattina.
continua...