sabato 7 aprile 2012

Non servono parole!

 ...e ne ho le prove!
deserto e oceano...

solo deserto...

deserto e montagne( sempre per gli sponsor :) )

" la famiglia "

la Panda con le ali (quello davanti sono io)
Si dice che con una buona dormita passa tutto, sotto l’aspetto materiale la notte non ha portato un granché, i dollari sono andati e di sicuro non ritornano… ma il morale sta risalendo e la prospettiva di una lunga corsa in moto aiuta parecchio. La mattina è grigia, una densa cappa di foschia oscura il cielo, l’atmosfera è polverosa e il mondo sembra sospeso sopra uno strato di vapore che dal mare nasconde la linea dell’orizzonte. Con il passare dei km il panorama non cambia, anzi cambia in continuazione per rimanere sempre uguale, sabbia e pietre, la strada sale e scende sulle dune avvicinandosi e allontanandosi dal mare, nei pressi di Lima il cielo comincia ad aprirsi ed i colori si intensificano, per la verità si intensifica anche il traffico e ci metto più di un ora per passare la capitale nonostante ci sia una specie di tangenziale che la scavalca, il traffico continua per parecchie decine di km, orde di vacanzieri si stanno riversando nei villaggi residenziali  e sulle spiagge che a fine mattinata sembra già di essere sulla riviera a ferragosto. La strada lascia il mare e corre verso l’interno, qualche villaggio, un rettilineo di 60 km senza una curva che sia una, poi una decina di tornanti  per alzarsi di 500 mt e superare una cresta di rocce, mi affaccio sulla valle del Rio Grande, il fiume scorre accompagnato da un nastro di verde che riempie il fondovalle e contrasta con l’arido paesaggio che la circonda, supero il fiume e l’altra cresta di colline rocciose che lo delimita sulla sponda opposta. Una torretta di ferro con alla base un banchetto dove vendono i biglietti annuncia la piana di Nasca. Dalla sommità, pagando il biglietto si intende,  si possono vedere quasi tre delle misteriose figure tracciate in terra chissà quando e chissà da chi, ma l’unico modo per apprezzarle è volandoci sopra con uno di quei piccoli aeroplanetti da turismo , operazione che potrebbe entrare nel programma di domani. La cittadina avrà poco più di una decina di migliaia di abitanti ma parecchie decine di agenzie che vendono escursioni e soprattutto i voli. Ovviamente quasi tutta l’economia della zona ruota intorno al turismo. Le guide raccomandano di selezionare attentamente la compagnia con cui prenotare, nel passato, ma non un passato poi così remoto…pare ci siano stati alcuni incidenti e considerato che si parla di volare e non andare a comprare fragole al mercato meglio procedere con cautela. Nella piazza centrale trovo un alberghetto con annessa agenzia, concordo la camera e mi offrono l’escursione con volo per la mattina dopo a novanta dollari, pensavo e speravo meno ma pare che anche qui l’inflazione galoppi spedita, ci sarebbero differenti opzioni con durate del volo diverse ma questa dura una mezzoretta abbondante e passa sopra tutte le figure sulla pianura intorno alla cittadina, ci sarebbe anche un’altra opzione che allunga il tour in un’altra valle con altre figure da vedere ma 150 dollari cominciano ad essere un po’ troppi, controllo i prezzi in giro e alla fine prenoto, domani mattina alle otto e mezza passa il mini bus per il trasferimento all’aeroporto. Mi rendo subito conto che il termine aeroporto è alquanto impegnativo, tutto considerato più che l’ aeroporto di una città potrebbe essere quello di Paperopoli tanto è in miniatura. La pista di asfalto c’è ed è già una consolazione, nel parcheggio è quasi più grande l’area delle botteghe dei souvenir che non l’edificio principale il quale consta di un grande salone lungo le cui pareti sono distribuiti gli spazi per le varie compagnie che operano, anzi operavano perché alle molte che non offrivano sufficienti requisiti di sicurezza  un paio di anni fa è stata ritirata la licenza. Nel centro del salone un paio di file di panche di legno potrebbero alleviare l’attesa dell’imbarco, inoltre una caffetteria e un box dove si pagano le tasse aeroportuali. Attraversando un metal detector che probabilmente risale alle guerre puniche si passa oltre una vetrata che chiude una piccola area dalla quale si passa definitivamente nella pista di atterraggio e, scortati dall’operatore, si sale sull’aeroplanino da quattro o sei posti. Prima di tutto questo comunque ci sono le contrattazioni, l’importante è riempire in qualche maniera tutti i posti liberi quindi vengo avvicinato dal responsabile che per 30 dollari in più, invece di 60, mi offre il volo da un’ora, rilancio a venti e accetta, le liste di imbarco vengono magicamente modificate e dopo qualche decina di minuti si parte. Pilota e copilota ovviamente fanno parte della dotazione di bordo, al mio fianco si siede Lorenzo che d’estate fa il bagnino a Jesolo e d’inverno cazzeggia per il mondo con il suo zaino, davanti a noi due giapponesi che ancora prima di decollare hanno già scattato qualche milione di fotografie riprendendosi vicino a qualsiasi cosa ci fosse a portata di mano. I due figli del sol levante hanno sfoggiato la stessa identica espressione per tutto il viaggio neanche fossero dei condannati a morte, ciononostante diciamo che l’allegra compagnia  prende posto su questa specie di Panda con le ali e si parte. Sulle prime si fatica a identificare le linee, o meglio si fatica ad identificare le figure perché di linee ce ne sono a migliaia, oltre alle figure antropomorfe e zoomorfe note l’intera spianata è un intreccio di linee e figure geometriche che si incrociano in un apparente caos di direzioni, c’è chi dice che potrebbero essere tentativi di canalizzare le acque residue che scorrevano prima della desertificazione ma mi pare una teoria che vale quanto quella delle piste di atterraggio per le navi spaziali aliene. In mattinata comunque la gita finisce, Nasca non offre grandi attrattive e per arrivare a Cusco ci sono seicento km di montagna il che vuol dire dalle dodici alle quattordici ore di viaggio a seconda delle condizioni. Lungo la strada ci sono tre centri abitati che potrebbero offrire da dormire per cui decido di partire, uno spuntino al volo con Lorenzo, carico la moto, saluti e via. Uscendo dal villaggio chiedo la direzione ad un tassista che mi indirizza dalla parte sbagliata, il gps mi conferma il sospetto e un suo collega lo corregge dandogli del “ pendejo”, ritengo sia inutile tradurre il concetto. Alle 13.00 lascio dunque Nasca, la strada comincia subito a salire volteggiando su una pietraia, in 60 km arrivo a 4000 metri, tutto intorno solo cactus grandi come betulle, man mano che si sale una specie di peluria giallastra comincia a ricoprire il terreno, per qualche decina di km percorro un altipiano viaggiando a 100 kmh ma bisogna stare all’occhio perché vacche, cavalli e lama si muovono liberamente sulla strada. L’altipiano termina e si scende in una verde valle coltivata, finalmente un fiume ed un po’ d’acqua, la strada corre in mezzo ai terrazzamenti, le coltivazioni finiscono e si risale stavolta fino a 4500 metri, il pomeriggio è ormai avanzato e il sole non scalda più, anzi diciamo pure che fa un freddo becco, non ho un termometro in dotazione ma siamo sotto i dieci gradi, salendo  mi fermo per mettermi addosso tutto quello che ho e per mangiare qualcosa che mi dia un po’ di energie, dalla direzione opposta arriva una moto che si ferma per salutarmi, sono brasiliani e sono coperti come se dovessero scalare un ottomila. Ogni tanto ci si infila dentro qualche nuvola così tanto per fare il pieno di umidità, poi comincia anche il vento che a queste altezze non è quel che si dice aria calda ma lo spettacolo è superbo. Senza quasi incrociare anima viva, ad eccezione dei lama, per un centinaio di km viaggio a 4500 mt in mezzo ad un infinità di laghi e di laghetti, lo sguardo spazia a 360 gradi su cime innevate di 6 forse 7mila metri di altezza ancora illuminate dai raggi del sole, il senso di solitudine si esalta dello spettacolo maestoso delle montagne,  l’altipiano finisce affacciandosi su una valle profonda un migliaio di metri sul cui fondo  scorre un fiume di acqua cristallina, in pochi km la strada scende e si affianca al corso d’acqua, sono le cinque e mezza ma ormai è quasi buio, solo la cima di una montagna è ancora illuminata dal sole, pochi km, la valle finisce e raggiungo  Chalhuanca, 500 metri di case lungo la Interoceanica, tre locande, una ferramenta, un negozio di cellulari due di stracci e 7 pollerie, indovinate cosa si mangia stasera a cena? Pollo! Esatto! J 340 km in circa cinque ore, quando rispondo alle domande di rito in albergo( da dove arrivi? com’era il tempo? quanto ci hai messo? ) mi chiedono se ho volato…non ho volato, di sicuro ha volato la mia fantasia ma la sensazione era quella di essere appena sceso da una giostra con la voglia di ripassare in cassa e comprare un altro biglietto per fare un’altra corsa.   


giovedì 5 aprile 2012

interni

particolare delle decorazioni

ogni tanto una risaia

poi deserto...

...e ncora deserto...