mercoledì 7 dicembre 2011

verso le nuvole
sulla strada


sulle montagne

...e il tempo continua...

...a mettersi male, ha piovuto per quasi tutta la notte e al mattino il cielo è coperto, grigio e pesante, le previsioni danno pioggia per i dieci giorni successivi  e un qualunquesia lago sotto la pioggia è tutt'altro che attraente, i villaggi sono raggiungibili solo in barca ma con queste condizioni non ha senso fare il turista e altro la zona non offre, aspettare due giorni qui per andare a vedere il mercato di Chichicastenango potrebbe funzionare solo in compagnia di Pamela Anderson e del suo quaderno di appunti ( che per chi non è preparato era la tettona bionda di Baywatch, in suo onore ribattezzato Beibocc...) per cui carico la moto e parto verso Antigua. Continuo lungo la strada del lago e prima delle interruzioni la abbandono e comincio ad arrampicarmi per uscire dall'anello di montagne che circonda il lago. Il fondo è sconnesso e spesso coperto da uno strato di sottile limo o di fango, continuamente sono costretto a schivare frane, smottamenti, buche e tratti di strada crollati, con la pioggia la montagna si è sgretolata, sbriciolata o sciolta mostrando tutta la debolezza dell'opera dell'uomo. Ogni pochi km gli uomini dei campi cercano di liberarla con i mezzi a disposizione, se non ci sono carriole con i secchi, se non ci sono i secchi con i sacchi, con i machete riducono le grosse radici che sono rotolate sulla strada fino a quando riescono a spingerle sul ciglio, nessuno li paga e nessuno glielo impone ma la strada serve a tutti e a loro per primi, squadre di trenta, quaranta uomini ma ci sono anche ragazzini di otto, dieci anni che collaborano. Guidare non è facile, ogni tanto qualche centinaio di metri di strada sgombra per rilassarti poi di nuovo buche piene di acqua e fango, cerco di seguire i rivoli di acqua dove almeno l'asfalto è più pulito e meno viscido, così è per una quarantina di km fino a quando raggiungo la Panamericana che dovrebbe essere uno stradone di quattro corsie ma spesso è di due perchè anche qui la montagna è scesa a valle seppellendo metà carreggiata e costringendo il traffico a incanalarsi su quanto è rimasto libero, ogni tanto qualcuno si dimentica che il traffico corre nei due sensi sulla stessa carreggiata e usa la tua corsia per sorpassare oppure perchè gli è più simpatica, sarebbe pericolosetto ma basta farci l'abitudine, inutile sbracciarsi per farglielo capire, qui và così e bisogna abituarsi e farsi da parte. Dalle nostre parti quando nasce un bambino gli si regala una croce ( male! ) oppure un braccialettino oppure ultimamente un cellulare da settecento euro, da queste parti gli regalano un machete, sulle prime fa un certo effetto vedere la gente andare in giro con un coltellaccio da mezzo metro ma qui è un multiuso, serve per tagliare l'erba, la legna, per togliere la scorza alle noci di cocco e probabilmente anche per la manicure ma con il machete sembra tagliato anche il territorio, vallate strette e profonde si intersecano come spaccate dalla lama, la terra è scura e ruvida e contrasta con le curve morbide delle colline che ho lasciato in Messico. Arrivo ad Antigua, la vecchia capitale coloniale, non sta piovendo ma non mi illudo, giro un pò fino a quando trovo una sistemazione decente, ho qualche ora per fare un primo giro per la cittadina ma quando è ora di uscire per andare a cena arriva il solito diluvio e l'ambiente più a portata di mano, dove riesco ad arrivare senza lavarmi troppo, è un ristorante bavarese, e già mi viene da ridere... Dopo una porzione di leberkase( mi mancano i puntini sulla a per cui leggete ae contratto...) finisce a chiacchere con Klaus di Augsburg, più o meno la mia età, in giro per il mondo da vent'anni, un'ex moglie guatemalteca e tre figli dai 17 ai 21 anni. Mai mi sarei sognato comunque di passare una serata  a bere birra guatemalteca parlando in spagnolo con un tedesco!

domenica 4 dicembre 2011

al mercato...



e si vende un pò di tutto...

e questo è quello che sono riuscito a vedere del lago!

Guatemala

Huehuetenango, colazione e subito a caccia di un'assicurazione, dalla reception dell'albergo mi mandano in una palazzina rosa (!) ad un paio di quadre ( che sarebbero gli isolati ) di distanza, delle due compagnie nessuna assicura moto, cominciamo bene. Per dire la verità non sarebbe obbligatoria ma da queste parti è meglio non rischiare, se capita un incidente prima ti sbattono dentro poi si comincia a parlare, rientro in albergo e comincio a cercare su internet, trovo la compagnia che assicura moto, ha un paio di agenzie in città e una dovrebbe essere dalle parti dell'albergo, targhe con i nomi delle vie e numeri civici qui sono un sogno irrealizzabile, un pò si chiede un pò si intuisce un pò si và di culo, trovo la via, trovo l'intersezione ma del numero civico e dell'ufficio non se ne parla, mostro l'indirizzo ad un'addetto alla sicurezza di una banca ma mi guarda come se gli avessi chiesto i nomi dei sette re di Roma, passo avanti, entro in un'altra banca e un impiegato gentilissimo esce con me e comincia a chiedere, ritorniamo indietro e anche lui per esclusione arriva allo stesso ufficio difeso dall'esperto sui re di Roma, si indaga un pò di più e alla fine l'indirizzo è esattamente quello il che vuol dire che il famoso esperto non solo non sapeva i nomi dei sette re ma non sapeva nemmeno l'indirizzo del suo luogo di lavoro e men che meno che ufficio ci fosse dentro, glielo faccio notare ma il il suo sorriso è talmente disarmante che finisce a pacche sulle spalle.
Trovo l'ufficio, trovo la scrivania ma non fanno polizze per moto, faccio notare che sul sito la faccenda viene venduta in maniera differente, la ragazza insiste, io anche,un paio di telefonate e scopriamo che in effetti si potrebbe fare ma dovrei assicurare contemporaneamente almeno tre macchine, le tre macchine non ci sono e non ho tempo per comprarle quindi rinuncio, torno all'albergo, carico la moto e riparto.
Chiediqua chiedilà passando per un paio di viottoli improbabili finisco in un quartiere altrettanto improbabile ma sto uscendo dalla città e la direzione sembra quella giusta, trovo una pattuglia di poliziotti che mi confermano, mi arrampico sulle colline che la circondano poi continuo verso le montagne, c'è una strada non segnata sulle carte e nemmeno sul gps, un paio di chiazze di azzurro fanno sperare bene ma la speranza dura poco, il cielo si torna a chiudere e la coltre delle nuvole si ispessisce, in compenso viaggio praticamente da solo passando da un altipiano all'altro, ogni tanto un villaggio di poche case sgangherate, ogni tanto qualche buttata di pioggerellina e quando la strada si affianca alla montagna ritrovo i segni dell'alluvione, la montagna dove è stata tagliata per far passare la strada cerca di riprendersi le sue pendenze e io riprendo le gimcane in mezzo alle frane. Dopo qualche cento km e sotto la pioggia arrivo a Chichicastenango, alle porte della cittadina supero altri due nomadi in bicicletta,bagnati e stravolti stanno arrancando sulla salita, per solidarietà e per incoraggiamento li saluto e nonostante tutto rispondono con un sorriso. A Chichi, come la chiamano qua, c'è il mercato più famoso e forse il più grande del Centroamerica, tutte le donnette scendono dai villaggi delle montagne per vendere i loro prodotti e comprare quelli degli altri, e fin qui niente di nuovo, ma qui è talmente vasto che il risultato è un carnevale unico di colori, di suoni e di odori. Questo è almeno quanto si dice e quanto vorrei verificare solo che la sfiga regna sovrana come sempre, i giorni deputati sono il giovedì e la domenica e oggi naturalmente è venerdì, mi fermo a mangiare qualcosa e faccio comunque un giro per dare un'occhiata alla versione del giorno che dice ben poco. Continuo per il lago Atitlan che è ad una trentina di km, potrei fermarmi là un paio di giorni e ritornare la domenica per poi ripartire e scendere verso Antigua, la vecchia capitale del Guatemala. Sto viaggiando intorno ai duemila metri, il lago è profondamente incassato in mezzo alle montagne, la strada da cui sto arrivando sale un pò per affacciarsi su una bella distesa di ...nebbia, il lago è assolutamente invisibile, mi fermo al distributore del villaggio per chiedere le condizioni della strada che da qui parte e lo circonda ad anello, tutto intorno sulla riva ci sono una ventina di villaggi, tutti isolati, praticamente la strada è sommersa dalle frane, dal fango e dalle pietre, alcuni si raggiungono in barca, per alcuni si potrebbe arrivare scollinando da dietro ma ci sono deviazioni di almeno cinquanta km ed è quasi buio, nell'inesistente centro ci sarebbe un'albergo ma non lo voglio nemmeno vedere, bisogna raggiungere qualcosa sul lago dove trovare un pò di alberghi, l'unico pare essere Panajachel, forse in moto è raggiungibile, un collega di uno dei ragazzi con cui sto parlando stamattina è arrivato a lavorare in moto per cui probabilmente si passa, gli altri arrivano alla frana con i mototaxi, la attraversano a piedi e poi salgono sui bus che li aspettano dall'altra parte. Ci provo, scendendo la nebbia si dirada un pò e il lago comincia ad intravedersi, arrivo al punto critico, un masso grande come un monolocale è caduto sulla strada, un omino armato di martello pneumatico lo affronta sotto la pioggia, tutto intorno almeno una ventina di persone fanno finta di collaborare ma mi fanno anche cenno di aspettare, l'omino molla, arriva un piccolo escavatore che toglie un pò di macerie e apre un corridoio largo poco più di un metro, passa un ciclomotore poi a filo  fra il masso e il dirupo passo io, appena dopo la strettoia sono costretto a buttarmi sulla sinistra verso la montagna perchè sulla destra verso il lago metà della strada è sparita, piove ancora a dirotto ma  pochi km e finalmente arrivo al paese ma soprattutto al primo albergo, per domani  non si fanno programmi, vediamo il tempo come si mette....