venerdì 7 ottobre 2011

Skyline Drive
Appalachi


rende un pò l'idea?

birdwatching

e bravi ...

lele e gigi, era proprio il buon vecchio George (Washington), tutti gli altri non pervenuti, vergogna!
Ma torniamo alla cronaca, sto arrivando alle montagne, o almeno lo sembrano. Già la sera prima c'era stato un piccolo assaggio fra Washington ( quello piccolo) e Luray dove ho dormito, una bella serie di curvoni in mezzo ad un bosco per scollinare oltre la prima fila di alture prima di arrivare sotto gli Appalachi, un limite ridicolo di 25 mph ( 40 kmh ) che non prendo nemmeno in considerazione, ma il giorno dopo trovo "la strada perfetta" ovvero come direbbe qualcuno " la madre di tutte le strade". Parte dentro lo Shenandoah National Park che vuol dire 10 dollari per entrare ma avessi saputo quello che trovavo gliene davo anche 20 più tasse, comincia chiamandosi Skyline Drive, poi prenderà altri nomi. ma non importa, quello che conta è che scende da Nord a Sud seguendo lo spartiacque di una sfilza di collinoni a circa 1000 mt di altitudine, sulla destra una valle ampia e profonda con le montagne che fanno da quinta e sulla sinistra la pianura della Virgina e poi delle Caroline ,Nord e Sud, i camion non sono ammessi, siamo fuori stagione per cui c'è una macchina ogni dieci km, boschi di abeti, radure, laghetti e piccoli torrenti come se piovesse, tutto intorno gli scoiattoli che si alzano sulle zampette dietro e fanno la ola quando passi, i caprioli che applaudono e una curva dietro l'altra, roba da mettere le saponette sulle orecchie.E che qualcuno spieghi ai non addetti che non sto parlando di saponette da bagno! Tutto questo non per qualche decina di km, ma per ben OTTOCENTO km, come dire da Udine a Napoli con una curva dopo l'altra, senza un semaforo, senza un incrocio, senza un casello, senza un cantiere...no, forse un paio ecco..., due giorni interi di tutto questo, roba da farti venire la nausea. Ovviamente, visto che la perfezione non fa parte di questo mondo, e che comunque siamo qui per cercarla, qualcosa ci ha messo lo zampino. Il primo giorno appena entrato nel parco sono finito in un groppo di nuvole che non si vedeva a dieci metri dalla ruota davanti e per almeno trenta km sono rimasto inchiodato dietro un paio di furgoni della manutenzione e naturalmente non ci siamo voluti far mancare qualche noiosa pioggerellina che ci ha voluto accompagnare per tutta la giornata.La mattina del giorno dopo ho cominciato a notare un aria, come dire, frizzante,anzi, più che frizzante faceva freddo proprio, poi a fine giornata passando a fianco di un distributore vedrò un termometro : 51° F, che vuol dire circa dieci gradi dei nostri, nel sud degli Stati Uniti a settembre...altro che riscaldamento del pianeta.
Un'altra piccola difficoltà avrebbe potuto venire dal limite di velocità che non è mai stato superiore alle 45 mph, ora, considerato che un miglio terrestre corrisponde a circa 1,6 km  il conto è presto fatto, si prende il limite in mph di 45, si moltiplica per due, fa 90, poi si toglie il 20 % e diventa circa 72 kmh, a volte però, vuoi la stanchezza o altro, ti dimentichi di togliere il 20 % per cui ecco che diventa 90 kmh, per non parlare di quando sei un pò confuso e il 20 percento lo aggiungi e il limite magicamente diventa 108 km e quindi si và...
Ovviamente il ranger avrebbe potuto non concordare con questo ragionamento, anzi, di solito è sempre così, ma siccome qui non sono dei fulmini i ragazzi  non si mettono fuori dalle curve per aspettarti ma piuttosto in fondo ai rettilinei per cui li vedi e ti adegui...senza danni! :)

martedì 4 ottobre 2011

Chi è?

E dopo l'undici settembre...

...viene il dodici settembre, bella scoperta, si riparte ma prima bisogna recuperare la motoretta, all'apertura sono dal concessionario ma causa misunderstanding mancano un paio di lavori, finalmente alle 13.00 dopo qualche lotta con le carte di credito che probabilmente si sono surriscaldate lascio il concessionario, mi fiondo in zona ground zero per un paio di foto e non mi faccio scappare un battibecco light con un poliziotto nei pressi della freesdom tower (e si sa che non ho mai avuto passione per la categoria ) , poi devo ripassare all'ostello dove dovrebbe arrivare la camicia che ho dimenticato a Salt Lake City ma non c'è traccia per cui la faccio rimandare indietro e finalmente alle 17.30 sono sul Washington bridge e punto a sud. Si era parlato di programmi e cambiamenti, tanto per aggiornare è maturata definitivamente la decisione di raggiugere la Florida, imbarcare in qualche modo la moto per un punto da definirsi in centroamerica e raggiungerla in qualche altro modo, sembra molto semplice. Le voci sul nord del Messico hanno continuato ad essere allarmanti, è evidente che non c'è la certezza di un assalto o qualcosa del genere ma una moto da sola rimane vulnerabile e alla fine della fiera non mi pare il caso di affrontare un viaggio del genere, già di per sè impegnativo, senza il giusto stato d'animo. Un primo contatto mi spara 1200 dollari per la spedizione da Miami allo Yucatan  (piuttosto la porto a nuoto) , l'amico Ruggero che vive a Roatan mi gira il nominativo di uno spedizioniere che dice si può fare con 3/400, gli mando un pò di mail alle quali, da buon centroamericano, non si sogna di rispondere ma intanto la direzione è quella e in qualche modo si farà.
In serata raggiungo Filadelfia e pernotto nel solito motel, oramai credo di conoscere tutte le catene di motel degli states,  il giorno dopo sono a Washington per qualche ora di turismo insieme ai ragazzi arrivati da New York finchè, come si suol dire, mi ritrovo ad un bivio. Che strada si fà?  La prima alternativa è scendere lungo la costa atlantica, la seconda è spostarsi verso ovest e percorrere la catena degli Appalachi. Considerando che di mare in centroamerica ne vedrò abbastanza scelgo le montagne, per modo di dire dato che si parla di meno di 1500 metri, ma sempre montagne le chiamano. Al tramonto raggiungo Washington, non mi sono bevuto il cervello, a un paio di cento km da Washington capitale c'è un paesino con quattro case di numero dove il buon George da ragazzetto si era occupato delle terre di un ricco del luogo, poi con il tempo le cose gli hanno detto bene ed è diventato il presidente dell'America, vedi il sogno americano...,comunque gli americani riconoscenti, e fantasiosi come sempre, hanno pensato bene di chiamare Washington anche il villaggetto.
Il villaggetto appunto non è niente male, casette in mattoni e legno con infissi in legno bianco massimo color crema, atmosfera vintage e un alberghetto in stile sulla strada principale ( l'unica...). Non scendo neanche dalla moto, all'ingresso scambio una parola con il fattorino che con aria molto vintage anche lui, e anche molto checca, mi fa presente che la stanza più economica costa 400 dollari, vedi il vantaggio di un nome imponente?
Ad una ventina di km, siamo già in mezzo alle prime alture e anche alle prime avvisaglie di un temporale, recupero un bel motel in stile motel e nanche il tempo di fare una doccia che si scatenano le forze della natura, il paese con i ristoranti è a qualche km per cui si cena in camera con thè e biscotti, quelli che ci si porta dietro perchè non si sa mai, il thè lo offre la casa!

domenica 2 ottobre 2011

Tia,Sergio e Tim


Alluvione 1...


...e alluvione 2!

Una volta tanto ci sono anch'io...di fronte il lago Erie,alle spalle Toronto e 10.000 km!

Fra il Canada e gli Usa

Prossimo obiettivo Toronto dove ho appuntamento con Sergio, evito la tiritera chièchinonè e spiego, Sergio è un amico di Gigi che è, per chi non lo conosce, un amico mio di Udine che da qualche anno sta provando a diventare anche motociclista ed è sulla buona strada solo che sulla stessa strada ha anche una famiglia e un lavoro e sono cose che non aiutano e già che ci siamo se qualcuno avesse lamentele sull'impostazione grafica o altro che riguarda questo blog adesso vi potete rivolgere direttamente a lui che se ne occupa...Comunque ho un'appuntamento con Sergio che pure lui è a spasso per il labour-day fino a lunedì pomeriggio (azz.. non mi ricordo più se labour si scrive con o senza u ) quindi cazzeggio per le campagne nei dintorni di Toronto tutta la domenica fino a quando comincia a piovere, becco subito un motel ma continua a piovere fisso tutta la sera e per non stare a travestirmi da palombaro solo per raggiungere il solito fast food salto anche la cena. Il lunedì entro trionfalmente a Toronto, si fa per dire perchè in giro sembra ci sia il coprifuoco, nessuno neanche a pagarlo per km fino a mattinata inoltrata quando mi ricordo che c'è in programma un air show e mi infilo in una coda di km che segue il lungomare ( ops...lungolago ), mi fermo quà e là per non surriscaldare il motore finchè mi  molla la batteria,  fortuna vuole che trovo Greg, appassionato di moto che vuole farmi un paio di foto, coinvolgiamo un paio di passanti, spintarella e via di corsa a casa di Sergio che abita sì a Toronto ma a 30 km da dove mi trovo il che aiuta perchè mi fa ricaricare la batteria. L'unica cosa in programma era un'incontro con alcune persone della comunità friulana che avevo chiesto di organizzare, è andata a finire che mi sono inchiodato a casa di Sergio e Tia, sua moglie, per non parlare del cane, Tim, per ben tre giorni. Tre giorni di pastasciutte, ostriche, salmone, pesci vari e vini che finalmente mi hanno disintossicato dai veleni dei fast food americani. Martedì a pranzo siamo al Fogolar Furlan di Toronto che è il punto di riferimento di una quarantina di migliaia di frulani che vivono nei dintorni da qualche generazione, una sala festeggiamenti grande come un palazzetto dello sport e un ristorante con caminettone centrale, atmosfera e scenografia che sembra di essere tipo a Tavagnacco, altro che oltreoceano, mi presentano ad una tavolata di altri friulani dove si brinda con fragolino bianco ( di contrabbando...) e oltre al presidente del Fogolar conosco anche Paolo Canciani che fa il giornalista al quale viene la brillante idea di intervistarmi ( ebbene si, è successo anche questo...) per un programma che conduce alla radio, e che potreste anche sentire via web ma non vi dirò mai su quale sito...
Giovedì restituisco a Tia il suo bagno, che mi aveva gentilmente dato in uso, ringrazio per un'ospitalità a dir poco unica, foto di rito e mi tolgo dalle palle, vado a bere un caffè con Benedetta che è la loro figlia che ho anche conosciuto e che abita da quelle parti e che è anche una persona interessante, e che nessuno si faccia strane idee che vi conosco linguacce...,finchè imbocco un'autostrada, non una a caso ovviamente, e mi butto a est lungo il lago Ontario, rientro negli Usa, il giorno dopo a qualche centinaio di km da New York finisco in mezzo ad una alluvione con fiumi tracimati e campagne allagate, strade chiuse e  incasinamenti vari ma riesco a venirne fuori e raggiungo la città. Mi fiondo alla concessionaria di Manhattan dove avevo prenotato un tagliando che mi avrebbe risolto anche il problema del parcheggio che costa come una suite al Pierre. Ora, se pensate che le concessionarie BMW siano care in Italia provate quella di Manhattan, mi accoglie Rodney Mc Intish che a dispetto del nome scozzese  è più nero di Denzel Washington, mi dà  un pò di prezzi finchè elimina questo ed elimina quello si arriva ad una cosa ragionevole, ci si accorda per un cambio d'olio e una registrata alle valvole, la batteria gliela compro e me la installo io nella sala d'aspetto e già che sono mi cambio anche le candele e il filtro dell'aria, gli lascio la moto, saluto e raggiungo la camerata del mio ostello dietro il Madison, ovvero come tornare indietro di oltre trentanni quando con pochi mezzi si dormiva in giro per l'Europa dove capitava.
Il giorno dopo è l'undici settembre!