lunedì 4 giugno 2012

l'accampamento della gara

brava e basta!

in gara...

in vacanza...

Stavolta si parte proprio all’alba, carichiamo le moto al buio, usciamo sullo stradone e mentre spuntano i primi raggi di sole riusciamo a rimediare un caffè con qualche biscotto nell’unico chiosco aperto. Da Cuya ad Iquique ci sono circa duecento km di sabbia, pietraie, fiumi in secca ma non un villaggio e men che meno un distributore, con il mio serbatoio da 30 litri non dovrei avere problemi di autonomia ma le due KTM di Roelof e Byron  rischiano di morire di sete a metà strada. Pare che fra una ventina di km ci sia un altro chiosco e ”forse”… “potrebbe essere”…”alle volte” il tipo ha della benzina da vendere. Ci mettiamo in marcia, i due giovanotti viaggiano piuttosto allegri davanti a me, passano a spanne una ventina di km e vedo sfilare alla mia destra un piazzalone di ghiaia arretrato dalla strada di un centinaio di metri, in fondo al piazzalone una baracchetta con una timida insegna di ristorante e una macchina parcheggiata davanti, i ragazzi hanno tirato diritto ma mi viene il sospetto che potrebbe essere proprio quello il posto della benzina, faccio inversione ed entro nella baracchetta, un paio di tavolini in legno, qualche sedia di pertinenza, una tenda  e dietro la tenda un paio di uova stanno friggendo sotto le cure attente della titolare, la benzina è fondamentale per cui recupero il  sorriso che di solito riservo ai funzionari delle dogane quando mi servono i permessi di importazione per la moto e chiedo. La benzina potrebbe esserci ma bisogna chiedere al figlio che è disperso da qualche parte nel retro ma la priorità in questo momento sono le uova e il resto della colazione del signore seduto al tavolino, quindi mettersi in lista e aspettare. Esco e mi affaccio sulla strada, i ragazzi sono fermi sul ciglio un paio di km più avanti, mi sbraccio e li faccio tornare indietro, rientro nella baracchetta e la questione colazione è stata risolta, la cuoca va in cerca del figlio e lo trova, il figlio va in cerca della tanica e la trova, dei venti litri disponibili ne prendo un paio tanto per essere tranquillo mentre il resto se lo dividono gli altri due che concordano pienamente sul fatto che mi sia guadagnato una bevuta gratis. Iquique ( che tanto per dire si legge Ichiche…)  e la sveglia in piena notte non sono dovute al caso, la città cilena ospita oggi una tappa della Dakar che anche quest’anno è partita dall’Argentina e dopo il Cile si trasferisce in Perù per terminare a Lima, Più che viaggiatori Byron e Roelof sono appassionati di enduro e il loro tour sudamericano punta molto a giocare sugli sterrati della cordigliera ed a seguire per qualche giorno la gara. l’arrivo dei piloti è previsto a qualche ora del pomeriggio ma già a fine mattinata l’atmosfera nei dintorni della città è elettrizzata. Al traffico quotidiano di una città di duecentomila abitanti si aggiungono le carovane di macchine e di camion più o meno sponsorizzati che si mescolano alle carovane di appassionati che arrivano e ripartono sparpagliandosi nel deserto per  andare a cercare una postazione dove aspettare il passaggio dei piloti. Al distributore conosciamo Javier, secondo Javier è troppo complicato spiegarci dove andare a vedere l’arrivo per cui ci propone di seguire lui con i suoi amici. Byron e Roelof sono molto più attrezzati e leggeri di me per uscire dall’asfalto, chiedo a Javier ma sono pochi km e la strada è buona quindi mi aggancio. Un paio di km verso la città poi comincia la terra, qualche buca ma il fondo è duro e buono, attraversiamo una discarica, Javier con la sua Toyota comincia ad accorciare le traiettorie inventandosi nuovi percorsi fuori dalla pista battuta e immediatamente comincia a diventarmi un po’ antipatico, durante una di queste escursioni fuori dalla pista affrontando una salita i trecento e passa chili della moto carica si fanno notare, i pneumatici sfondano la crosta superficiale e affondano nella sabbia ma riesco a venirne fuori da solo con i complimenti di Roelof, ci fermiamo per un veloce raggruppamento , stando alle prime informazioni la postazione avrebbe dovuto essere poco fuori dalla città, chiedo quanto manca…ancora mezzora…, Javier diventa ancora più antipatico ma non ci si tira indietro e il gruppo riparte. La strada comincia a perdersi  fra le prime colline del deserto che circonda la città, Javier con il suo fuoristrada fa il cretino su e giù per le dune, Byron arriva lungo su una curva e si insabbia fino ai mozzi, in qualche modo lo tiriamo fuori, la terra battuta spesso si trasforma in morbido pietrisco che non aiuta né lo spirito né tantomeno la stabilità della moto, quando invece nelle zone più esposte al vento che arriva dal mare e dalla spiaggia il fondo si ricopre di morbidissima sabbia ed ecco che rimanere in piedi diventa un bell’affare. La ruota anteriore tende a piantarsi nella sabbia e a piegare il manubrio rischiando di farmi cappottare, bisognerebbe tenere alta la velocità per far “galleggiare” la moto ma hai voglia a far galleggiare tutto il carico che mi porto dietro, la tensione è alta, rischiare di cadere e rompermi qualcosa o rompere qualcosa sulla moto vorrebbe dire probabilmente mandare all’aria il resto del viaggio e chiuderlo adesso che il traguardo della Terra del Fuoco è quasi davanti al naso sarebbe molto ma molto seccante…tanto per dirla in modo elegante…! L’inferno dura 24 km, 24 km di irripetibili litanie che però  mi fanno raggiungere indenne la postazione, Javier ormai non ha più chances di tornarmi simpatico nemmeno con la birra ghiacciata che toglie dalla borsa frigo che ha nel bagagliaio e mi offre sorridente. Il GPS segna 800 metri di altitudine e il mare è sotto di noi ad un paio di km, una lunga discesa e sulla spiaggia l’accampamento che aspetta i piloti. Lungo tutti i 24 km di inferno sabbioso che abbiamo percorso abbiamo incontrato giusto un paio di macchine ma adesso sembra di essere a Copacabana. Dal nulla si sono materializzate centinaia di persone che affollano le dune circostanti e che scorrazzano su e giù con qualsiasi mezzo abbia un motore e un certo numero di ruote, da due in su, più o meno adatte a girare sulla sabbia e a far divertire il conducente. L’atmosfera è elettrizzata dall’attesa dei piloti ma per il resto lo stato d’animo non è al massimo,  l’avvicinamento con i suoi 24 km di deserto non è stato per nulla entusiasmante, l’idea di doverli rifare al contrario non aiuta inoltre dal mare tira un forte quanto fastidioso vento che riempie gli occhi di sabbia e costringe di continuo a riporre la macchina fotografica per proteggerla. I piloti sono in ritardo rispetto al previsto quindi rimaniamo quasi due ore a farci levigare il naso dalla sabbia prima di veder passare il primo, dopo ore di gara arrivano naturalmente alla spicciolata, prima uno, passano alcuni lunghi minuti poi una coppia, altri minuti ancora più lunghi poi un altro, una pausa poi un altro ancora, i primi naturalmente sono belli grintosi ma gli altri sembrano in gita di piacere, insomma… due palle infinite. Dopo le moto arriva qualche macchina, i camion, forse i più spettacolari, sono ugualmente in ritardo ma sta diventando tardi e dobbiamo recuperare un albergo e temiamo non sarà facile per cui verso le cinque del pomeriggio molliamo Javier e la compagnia e ci ributtiamo sulla pista per tornare in città. Sarà perché sapevo cosa mi aspettava ma per tornare in città non servono tutte le litanie dell’andata e ne risparmio quindi qualcuna per le prossime occasioni che so non mancheranno, arriviamo in città e riusciamo a risolvere un problema a Byron che aveva esaurito le pastiglie del freno posteriore poi tocca al tetto per la notte. Come previsto la città è in subbuglio, dopo quindici alberghi abbiamo rimediato una tripla in uno squallidissimo ostello e senza nemmeno il garage, prima di confermarla continuiamo a cercare finché dopo altri tre tentativi  ne recuperiamo un’altra non particolarmente più appetibile ma soprattutto dotata di un cortile chiuso per le motorette. Un’altra lunga giornata si conclude, come promesso la cena viene accompagnata da una solenne quantità di vino cileno offerto dai ragazzi, poi, motivatamente felici, ci si schianta a letto! Ognuno nel suo...;)