sabato 5 novembre 2011

Franco



secondo Vargas la sala del bunga bunga


...c'ero anch'io...

Sono entrato nel Chiapas, prima delle montagne che lo caratterizzano attraverso le pianure inondate, la strada sottile corre per fortuna sopra un argine sopraelevato di un paio di metri ma tutto intorno strade,campi e coltivazioni sono sommersi, qualcuno è contento perchè la piena porterà a valle un pò di coccodrilli (va ben la solita rivalità di campanile fra quelli dell'interno e quelli della costa ma mandargli i coccodrilli non mi pare molto carino...)qualcun'altro parcheggia al sicuro la mietitrebbia e si adatta con i barchini a pescare nel cortile davanti a casa. Le colline anticipano le montagne tanto decantate e con le colline arriva Palenque, uno dei siti archeologici Maya "chenonpuoifareamenodivedere", il villaggio vive praticamente sulle spalle e alle spalle del sito archeologico, una decina di strade messe in croce ( nel vero senso della parola...) salgono e scendono dalla collina, quasi tutte le case sono a due piani fuorchè qualche orrore tipo minicondominio che entrerebbe a pieno merito nell'ignobile campionario prodotto dal boom edilizio del dopoguerra o del dopo terremoto, qui però non siamo nel regno di sua altezza onnipotente il Geometra ma siamo in Messico quindi la spiegazione è che chi ha progettato probabilmente si era fumato di tutto e chi ha approvato si era  fumato di più...
In cima alla collinetta c'è la piazza principale dove trovo alloggio, in un albergo, ovviamente, non su una panchina, non c'è un posto chiuso per la moto ma seguendo il consiglio dell'addetto alla reception  la parcheggio davanti all'entrata, anzi...praticamente nell'entrata anche se il passato rivoluzionario della regione ha lasciato in eredità una concentrazione tale di militari che la piazza sembra il cortile di una caserma. Considerata comunque la mia ormai radicata scarsa simpatia per le divise ancora devo capire se la cosa fosse rassicurante o meno!
Dopo la cena in piazza un rustico ma simpatico spettacolino  del gruppo folcloristico Chiapaneco di Palenque, i balletti si alternano con gli interventi del presentatore e del presidente dell'associazione il quale non disdegna un esibizione canora che dura fino alla terza canzone quando, dopo un paio di amnesie, abbandona  confessando di averne preparate solo due  per la serata, qualcuno direbbe" Il bello della diretta", però le ballerine non erano niente male...
Al mattino, di buon'ora come si conviene, vado alle rovine, il cielo è grigio e ogni tanto scarica una pioggerellina leggera, per fare pochi km prendo il piccolo bus locale, arrivando alla sbarra dell'ingresso conosco Franco, sembra italiano ma è svizzero, lo si riconosce dalla targa della moto e dall'accento crucco con cui lodevolmente ma con risultati discutibili cerca di parlare la lingua dei suoi genitori, è in giro da un anno circa, dopo Turchia, Pakistan, India, Nepal varieedeventuali, non mi ricordo tutto..., è sbarcato in Giappone, poi è volato in Canada e passando per l'Alaska anche lui scende verso la Terra del Fuoco. Dividiamo il costo della guida e passiamo la mattinata con Vargas che mescolando sapientemente un pò di conoscenza e un pò di leggenda ci dà la sua incontrovertibile versione dei fatti sulla storia dei Maya la cui cultura e quindi le cui manifestazioni artistiche furono influenzate praticamente da tutto il mondo, Greci, Cinesi, Indiani dell'India e non del Sud Dakota, Romani e quant'altro, ovviamente Vargas è l'unico depositario al mondo di questa inoppugnabile teoria  che instancabilmente per qualche centinaio di pesos cede ai suoi turisti sfidando gli sciocchi pareri degli austeri quanto impreparati storici accreditati! Però è simpatico!
Alla sera ceno con Franco, entrando in Guatemala deve passare per la capitale a far riparare l'ammortizzatore posteriore, ma dopo le questioni tecniche durante la cena aumenta la confidenza e si passa a cose più personali, appunto, personali sono e personali restano, soprattutto le sue, quindi non insistete, non ve le racconto!
Per tutta la notte continua a piovere, al mattino una piccola tregua ma il cielo è grigio topo, partendo trovo la sua moto sulla strada, aspetto che arrivi e decidiamo di fare la strada insieme, dopo pochi km ricomincia a piovere forte e così sarà per tutto il giorno, di strada una veloce sosta per vedere una cascata poi si continua a salire verso le montagne, i fiumi sono in piena, ogni tanto la montagna frana sulla strada e dimezza la carreggiata, altre volte è la strada che scompare inghiottita dal ripido pendio che la affianca, scantonando buche, frane e rivoli d'acqua sulla strada, sempre sotto la pioggia battente, continuiamo ad arrampicarci fino a 2400 metri, il verde della giungla è punteggiato dall'argento delle lamiere che ricoprono le baracche dove vivono i contadini e i pastori. Salendo il paesaggio si trasforma e un sottobosco pulito coperto da larici ed abeti prende il posto dell'inestricabile groviglio della giungla. Arrivando a S.Cristobal de Las Casas ci dividiamo, una stretta di mano e una pacca sulla spalla, Franco prosegue verso sud e verso la frontiera con il Guatemala, della cittadina si parla bene, quindi si và a dare un'occhiata.