mercoledì 11 luglio 2012

...passato anche di quà...

Mi risveglio dunque in quel di Taltal, amena cittadella balneare cilena, con nell’ordine: le gomme da cambiare, l’impianto elettrico che comanda le luci che funziona quando ne ha voglia, cioè quasi mai…e la pomata cilena che contro le afte della mia bocca ha avuto lo stesso effetto di un bicchiere d’acqua…quindi non si può dire proprio che va tutto bene ma non ci si perde d’animo, la strada per la Terra del Fuoco è ancora lunga ma non lunghissima e soprattutto non impossibile, quindi si va’! Faccio il pieno al distributore in compagnia di un gruppo di austriaci e svizzeri che stanno passando le ferie correndo avanti e indietro per gli sterrati del Cile con guida e motorette da fuoristrada noleggiate in loco, i soliti convenevoli, qualche occhiata di invidia e qualche sguardo di superiorità come se farsi un paio di continenti da soli con la moto per sei mesi fosse cosa sconveniente…mentre invece farsi qualche centinaio di km mangiando la polvere di chi ti precede te lo ha ordinato il medico…però si sa che gli svizzeri sono un po’ strani! Comunque ognuno si fa il suo pieno poi loro a nord e io a sud, come al solito, e come al solito in mezzo al deserto, alla sabbia, alle pietraie, cambia il terreno, cambiano i colori e ogni tanto la linea dell’orizzonte ma deserto è deserto, rettilinei infiniti in mezzo al nulla e in fondo ai rettilinei una curva di solito anche quella in mezzo al nulla, la cosa più importante da tenere a mente è svegliarsi prima della curva in tempo utile per rallentare se necessario e affrontarla, poi ci si può riassopire. La faccenda va avanti per 650 km, ovvero otto ore circa, verso le cinque entro a La Serena, che non è solo una mia amica, che fra l’altro ha il brutto vizio proprio di mettere l’articolo davanti ai nomi propri…, ma nella situazione contingente trattasi di una cittadina di 150.000 abitanti dove trovo il mitico Tonino Motos che è grande come un supermercato e sembra un ministero, il salone trabocca di  moto, scooter, quad, accessori, ricambi, abbigliamento, manca solo il reparto motoslitte, ma probabilmente in mezzo al deserto non ne vale la pena. Passo da un sottosegretario all’altro finché non trovo quello addetto alle gomme, si va in magazzino, si ribalta tutto e saltano fuori le scarpette nuove per la motoretta, il prezzo è sopportabile e si procede con il montaggio. L’ora successiva sarà una delle più difficili del viaggio, la macchina smontagomme è costituita da due robuste braccia e due leve di acciaio che cominciano a scavare come il trapano di un dentista fra il copertone e il cerchione di alluminio anodizzato nero lucido non pulitissimo forse ma è il “mio” cerchio anodizzato e io so quanto mi è costato. La prima reazione è quella di saltare al collo della macchina smontagomme ma riesco a trattenermi e con tutta la pacatezza e lo stile che ho a disposizione dopo otto ore di guida faccio presente che forse…e sottolineo forse…infilando uno strato di gomma o di cartone robusto fra la leva e il “mio” cerchione anodizzato nero lucido si eviterebbe di far assomigliare il ”mio” cerchione ecc. ecc. alla superficie del ghiaccio dopo una partita di hockey Russia- Canada. La macchina smontagomme riflette un momento sulla mia proposta e fortunatamente concorda, i cerchioni sembrano salvi. Si smontano le gomme vecchie, si montano le gomme nuove, la prassi richiederebbe a questo punto di equilibrarle, ma il ministero Tonino Motos non è dotato di equilibratrice e pare che nessuno in Cile ne sia dotato, si potrebbe fare a mano, ma il titolare in persona mi guarda come se gli avessi chiesto di accompagnarlo allo zoo a rinfrescare le strisce delle zebre, mai fatto prima, e figurarsi se cominciano oggi…non rimane altro che adeguarsi! Prima di iniziare l’operazione gomme chiedo se nel frattempo posso approfittare per farmi un paio di lavoretti di manutenzione, la risposta è negativa, dovrei pagare ugualmente per il lavoro ma in virtù dell’ormai acquisita confidenza con la macchina smontagomme, alla chetichella quando il capofficina volta lo sguardo mi cambio le candele, compro una confezione di olio e lo sostituisco nel cambio e nella coppia conica, smonto il filtro dell’aria che dalla sabbia che contiene ricorda molto la spiaggia di Copacabana e a questo punto mancherebbe solo cambiare anche l’olio del motore e registrare le valvole ma non voglio approfittare troppo…chiacchera che ti chiacchera salta fuori che uno dei meccanici affitta anche delle camere, siamo in orario di chiusura quindi mi accodo alla sua macchina, l’ostello che gestisce con la sorella non è certo il Pierre di Manhattan, del resto non ci avevo dormito nemmeno quando ero a Manhattan, ma per una notte va bene e soprattutto per quattordici dollari va meglio ancora… La questione gomme è risolta felicemente, se non sbaglio i calcoli ma soprattutto se non sbaglio troppo strada con queste dovrei poter arrivare fino alla meta anche se non so bene ancora dove andrò a finire, rimane la questione delle luci che continuano a funzionare in regime di assoluta anarchia e rimane ben presente la questione delle afte che mi massacrano la bocca, comunque da tre problemi siamo scesi a due, come si suole dire… è già un passo avanti! Quando la mattina dopo sono pronto per partire scopro che un poco geniale famigliola di argentini capitati sul tardi ha parcheggiato dietro la moto e se ne sono andati bellibelli a fare un giro per il centro bloccandomi l’uscita dal portone. La cosa non mi rende felicissimo ma ne approfitto per smontare il devioluci e controllare i contatti, all’interno del guscio degli interruttori scopro un nido di piccoli ragni, non sembra ma potrebbe essere una bella notizia, potrebbe essere infatti proprio la causa del problema, ripulisco il tutto per bene e rimonto. I problemi risolti a questo punto potrebbero essere due, ma mi accorgo che anche i tubi del carburante sono alla fine del loro viaggio infatti grondano benzina come fossero di cartone, i problemi sono di nuovo due, ma sistemeremo anche questa. Con tutta la calma del loro essere in vacanza rientrano gli argentini, si scusano ma non troppo e mi tolgono dalle palle il loro fottuto catorcio, uscendo trovo un negozio di ricambi per auto che mi vende il tubo, al primo distributore smonto, taglio, ricompongo il sistema che esce dai rubinetti del serbatoio, monto i filtrini nuovi, il compensatore, che non sapete che cos’è ma non importa, e arrivo ai carburatori, faccio il pieno e finalmente rimonto in sella, accendo poi spengo e rismonto dalla sella perché mi accorgo che si è staccato un contatto che porta corrente allo strumento del contagiri. Tolgo il serbatoio, sistemo il contatto, rimonto il serbatoio, rimonto in sella e parto. Si potrebbe pensare che a questo punto sia già quasi buio di nuovo ma invece è solo la fine della mattinata, Valparaíso mi aspetta a meno di 500 km, con le candele nuove e il filtro dell’aria che non assomiglia più al cortile di un cementificio la motoretta viaggia che è un piacere, e quindi…via verso Sud.