giovedì 27 settembre 2012

rettilineo è rettilineo!

:)... per chi sa...


Alle otto e mezza sono già di fronte alla concessionaria di Mendoza, la cosa che ovviamente mi preme di più e la faccenda delle luci e dopo tanti km anche una registratina alle valvole non ci starebbe male, l’ultima volta è stato non ricordo quanti km fa in Costa Rica, teoricamente per la  registratina potrei anche arrangiarmi da solo così come per il cambio dell’olio ma la faccenda luci mi trova più impreparato e per quella un meccanico qualsiasi potrebbe andare ma voglio fidarmi del livello qualitativo ( vero o presunto…) della scuola BMW per cui scelgo di delegare tutto all’officina. Il responsabile dell’accettazione arriva verso le nove, gli spiego la situazione e a metà mattinata la motoretta va sotto i ferri, il cambio dell’olio viaggia spedito, il meccanico è giovane e simpatico ma con scarsa dimestichezza dei modelli datati come il mio per cui non si fida di azzardare la registratina alle valvole e rinuncia, alla faccia della scuola BMW…, dopo una mezzora di battibecco soft e grazie all’ intercessione del giovane meccanico ma contro la regola della casa madre che il boss dell’officina cerca di impormi riesco a intrufolarmi e insieme al meccanico affrontiamo di petto la questione delle luci. Passiamo un’oretta a strapazzare i cavi dell’impianto elettrico per cercare di capire cosadove  e come sia successo che l’impianto elettrico stia vivendo questo glorioso momento di anarchica ribellione ma alla fine nonsisacome tocco il filo giusto, le lampadine si accendono come nemmeno in via Montenapoleone  sotto Natale e con il meccanico ci guardiamo e ci illuminiamo. Siamo nei pressi del fanale, lo apriamo e un bastardissimo filo nero di massa ( la spiegazione del concetto di massa ve lo risparmio…) naviga nel vuoto andando a cozzare ovunque ubriacando l’impianto elettrico, ristabiliamo il contatto e come per magia tutto risponde ai giusti comandi, il problema è risolto, la meta è un po’ più vicina, per la verità è esattamente dove si trovava ieri sera ma la rinnovata fiducia nel mezzo meccanico e soprattutto il fatto di non dover più fare le ormai solite sceneggiate con ogni pattuglia di poliziotti che incontro mi fanno sembrare gli ultimi km più corti. Già…, saranno anche più corti ma sempre circa tremila sono e tremila non sarebbero poi un disastro se non contiamo i 28.000 che ho messo alle spalle. Se non fossi ad uno sputo ( lunghetto…) dalla fine probabilmente non ci farei caso, ma il peso di quello che c’è dietro comincia a farsi sentire, manca un pezzo di Argentina, poi tutta la Patagonia, poi la Terra del Fuoco. Penso ad un paio di tappe veloci per rallentare verso la fine. Fino ad ora non ho mai pensato alla meta, ma dopo una ventina di confini sono nell’ultima nazione, per  arrivare ad Ushuaia dovrò rientrare in Cile e poi di nuovo in Argentina, ma non ci saranno più nuove terre né dogane sconosciute, solo qualche migliaio di km di cui una valanga da percorrere sullo sterrato. Domani cominciamo ad affrontare la leggendaria “ Ruta 40” che con la “Ruta 3” infilano l’Argentina da Nord a Sud, la “tres” segue l’oceano Atlantico ed ormai è completamente pavimentata, la “quarenta” corre a ridosso delle Ande e le mancano parecchie centinaia di km che la “Presidenta”  Kirchner, patagone di nascita, sta lentamente completando.  Per pochi anni ancora la si può percorrere assaggiando la stessa polvere dei pionieri dell’ottocento, poi non sarà più la stessa cosa. Al mattino lascio dunque Mendoza, incrocio un paio di villaggi, dopo un centinaio di km ne arriva un altro, si viaggia tranquilli su uno stradone in mezzo alle campagne, un paio di semafori mi fanno rallentare, scalando le marce sento che il pedale non risponde come dovrebbe, l’innesto è ritardato e incerto, arrivando allo stop non ritrovo più la folle, un sudore freddo e tagliente come un coltello da sushi parte inesorabile dall’ultima vertebra  e risale in un lampo fino al cervello circumnavigando lo stomaco, il verdetto è semplice : si è rotto il cambio! Un vortice di proporzioni bibliche rimescola sensazioni, pensieri, maledizioni e litanie varie fino a quando freno e fermo la moto, butto l’occhio in direzione dello stivale sinistro e vedo la leva del cambio che penzola sotto il motore appesa all’asta del rinvio, dalla notte più nera che si può immaginare passo al sole dei caraibi in un giorno di sole, forse il danno non è grave, lavorando sul rinvio riesco ad infilarci una prima marcia, riparto e mi butto su una laterale, scendo e controllo bene, è saltata la saldatura che fissa la lamiera della leva alla boccola del supporto che fa da perno ( spero mi siate grati se anche qui non insisto sulla descrizione), entro nel negozio di elettrodomestici di fronte e chiedo di qualcuno che fa saldature nei paraggi, già che ci sono compro un adattatore di corrente visto che gli argentini hanno deciso di dotarsi di prese a lame oblique che dubito esistano altrove, comunque a cinquanta metri c’è uno che ripara marmitte. Sempre in prima  supero un cancello piuttosto malandato, attraverso un cortile che ricorda molto una discarica, arrivo sotto una tettoia tenuta in piedi da qualche secolo di ruggine e trovo un simpaticone che ha vissuto una decina di anni a New York e non vedeva l’ora di sfoggiare il suo inglese davanti agli amici, smonto la leva, molto pomposamente la guarda e la passa con le spiegazioni del caso al subordinato che altrettanto pomposamente dà due punti di saldatura, me la ritorna, i due punti sembrano un grappolo di carbone ma non fa niente, rimonto il pezzo, chiedo quanto devo e rimedio una solenne pacca sulla spalla di buon viaggio, rispondo regalando una foto delle Torri Gemelle che ho con me, solenne stretta di mano, tutto a posto, metto in moto e riparto, anche stavolta è andata…!