domenica 6 maggio 2012

Sospesa fra le nuvole...

...questa non poteva mancare...

la salitina

sull'altipiano 1

sull'altipiano 2

lago titicaca

Su consiglio della guida la gita comincia di buon ora, anzi, per quanto mi riguarda a notte fonda …sveglia alle 5.45 e prima delle sette siamo già in coda per il bus. Machu Picchu è adagiato su una selletta a cinquecento metri di dislivello da Aguas Calientes, alcuni temerari scelgono di farsela a piedi ma ai primi venti minuti di piano seguono una decina di tornanti piuttosto arrabbiati che scalano la costa della montagna e suggeriscono di investire qualche dollaro e sfruttare la tecnologia. Si dice che solo Machu Picchu valga un viaggio in Sudamerica e probabilmente è così, la città nascosta degli Inca è appoggiata su un promontorio di terra sorretto da pareti a strapiombo che si elevano per centinaia di metri dal fondovalle, tutto intorno una cornice di montagne che superano i tremila metri. Non c’è dubbio che i sacerdoti che scelsero questo posto per  costruire quello che, a dire della guida, avrebbe potuto essere una città chiusa religiosa, sapevano il fatto loro. Il segreto sull’esistenza di questo sito rimase tale fino ad esattamente un secolo fa quando l’esploratore statunitense Hiram Bingham, che in realtà cercava un’ altra cosa(!), venne accompagnato da due indigeni Quechua che gli fecero conoscere quelle rovine che erano riuscite a rimanere nascoste perfino all’avidità degli spagnoli, non che gli americani poi siano stati da meno , dopo la scoperta Bingham impacchettò per bene tutto quello che era stato trovato durante gli scavi e spedì il tutto all’università di Yale per approfondire studi e ricerche, secondo le promesse dopo diciotto mesi tutto il materiale avrebbe dovuto ritornare a casa ma il termine è scaduto appunto da circa un centinaio di anni, la roba non torna ed ai peruviani stanno cominciando giustamente a girare le palle… Alcuni molestatori sostengono che una certa mia passione per la precisione a volte trascenda…tanto per non smentirmi faccio notare alla guida che probabilmente la sua pronuncia del nome di Bingham non è corretta. Hiram, e non Hairam come sosteneva lui…, e non ho dubbi che tutti voi sappiate  che stiamo parlando dell’architetto che costruì il tempio di Re Salomone, è evidentemente un nome biblico e non inglese, quindi andrebbe pronunciato così come scritto e non appunto all’inglese. Non so se a causa dello spagnolo stretto che ha usato o per una certa confusione di idee (sue…)fatto sta che dopo una veloce replica lui ha continuato a chiamarlo “Hairam” e io a continuare a pensare che sbagliasse ma non ci siamo rovinati certo la giornata per quello! La visita guidata dura un paio di ore, alla fine rimane giusto il tempo per qualche decina di minuti di relax godendosi la vista cercando di ignorare qualche centinaio di turisti che affollano i camminamenti e il cielo comincia a chiudersi, l’insperata finestra di bel tempo che ci ha assistito per tutta la mattinata lascia posto ad una specie di diluvio, i ragazzi colombiani che avevano deciso di affrontare la discesa a piedi rientrano all’ostello bagnati come alghe, nell’oretta a disposizione riusciamo a farci avvelenare in uno dei tanti pessimi ristorantini di Aguas Calientes prima di riprendere il trenino per Ollantaytambo. Ricordate la poco piacevole avventura con il fottuto poliziotto bastardo peruviano di qualche giorno fa? Ebbene chiacchierando del più e del meno salta fuori che i ragazzi, separatamente e a distanza di poche ore da me, sono stati fermati e taglieggiati alla stessa maniera, nello stesso posto e presumibilmente dallo stesso indegno gendarme corrotto che aveva incrociato la mia strada. Non che la cosa sia di grande consolazione, ma sapere che nemmeno la loro conoscenza degli usi e della lingua locale li ha esentati dalla squallida gabella ebbene…confesso che qualcosa ha aiutato. Baci e abbracci e scambi di indirizzi poi i ragazzi riprendono le loro motorette e tornano a Cusco, io mi fermo a dormire dal gringo che  mi ha custodito la moto. Domani si riparte. KB, che messe così sono due lettere dell’alfabeto e basta ma sarebbero anche il soprannome del gringo dell’ostello, mi consiglia un paio di stop interessanti sulla strada per Puno ma la deviazione non è segnata e ci arrivo lungo quindi rinuncio e tiro via dritto, passo Urubamba e comincio a salire per uscire dalla valle, un primo passo a 4.000 metri prima di avvistare e scendere per oltrepassare Cusco, poi la strada risale fino a trovare un’ secondo altipiano. Per qualche centinaia di km la strada corre lungo un ampio fondovalle a 4300 mt di altitudine, la temperatura si abbassa in modo scandaloso, poche centinaia di metri sopra di me comincia la neve ma in alcuni passaggi me la ritrovo perfino a bordo strada. Raramente incrocio altri veicoli, di tanto in tanto una macchina si ferma a bordo strada, ne scendono un paio di indigeni che prendendo una stradina secondaria in pochi minuti scompaiono dalla vista, in lontananza vedo passare il trenino che collega Cusco con Puno ma la vista dura pochi minuti e questo non fa che accentuare il senso di solitudine. Ci saranno si e no una decina di gradi, a metà di un lungo rettilineo una casa isolata ha la porta aperta e si intravedono scaffali con alcuni generi che potrebbero essere di conforto, mi fermo ma una rudimentale inferriata sbarra il passaggio e impedisce di entrare, lancio una voce ma senza esito, alle mie spalle si materializza una figura di donna alta forse un metro e mezzo, due gambette storte da cowboy escono da una gonna tipo mongolfiera nera con fascia colorata ricamata sul bordo, una sgargiante giacchetta attillata di lana e un cappellino a bombetta di almeno cinque misure troppo piccolo appoggiato sulla sommità dell’acconciatura completano l’abbigliamento, senza né una parola né un fiato raccoglie un sasso da terra e comincia a batterlo sull’inferriata, alcuni istanti e un’altra donna che potrebbe essere la sua fotocopia  appare in mezzo agli scaffali e ci fa entrare, poche parole di una lingua che arriva probabilmente da un’altra galassia accompagnano la loro contrattazione poi tocca a me ma recupero solo un paio di scatole di biscotti, di un caffè o di un thè non se ne parla, confortato dunque solo da un po’ di zuccheri riprendo freddolosamente la strada e arrivo finalmente a Puno, disordinatamente adagiata sulla riva peruviana del lago Titicaca che con i suoi circa 3800 mt di altitudine si vanta di essere il lago navigabile più alto al mondo. Di fronte, sull’altra sponda, la Bolivia, poche centinaia di km verso sud il Cile e l’Argentina. Anche il Perù sta finendo, ma domani c’è tempo per un escursione sul lago e una visita alle isole galleggianti degli Uros che da secoli vivono separati dal mondo insieme ai loro reumatismi ed alle loro barche di paglia e da pochi anni anche da mini televisori e da maxi parabole. Anche qui le telenovelas non risparmiano nessuno!