martedì 8 novembre 2011

....il crocifisso non sono riuscito a toglierlo...


San Cristòbal de las Casas

Metà pomeriggio arrivo a San Cristòbal con l'accento sulla "o" e non sulla "i" e nemmeno sulla "a". Il tempo si è decisamente messo al brutto. Con Franco ci  siamo arrampicati su per le montagne sotto la pioggia, abbiamo scollinato sotto la pioggia, ci siamo salutati sotto la pioggia e adesso che sto entrando in città...indovinate un pò?...sta piovendo! San Cristòbal è una vecchia cittadina coloniale circondata dalle montagne, informazione che arriva dalla guida in quanto siamo, io e la cittadina, soffocati dalle nuvole e più in alto di qualche decina di metri non si vede un tubo, passi per il tubo ma non si vede nemmeno il cielo e menchemeno il sole o le montagne o che altro, potremmo essere in mezzo ad un lago o in cima ad una collina o su una spiaggia che sarebbe lo stesso per cui diamo per buona l'informazione della guida! Abbiamo detto coloniale quindi strade perpendicolari, fondo in ciottoli che vuol dire un inferno sia in moto che in macchina ma anche a piedi rischi la caviglia ad ogni passo quindi se vi capita di passarci  lasciate a casa il tacco dodici, piazza centrale che si chiama "parque central", e non fate l'errore di chiedere della "plaza central" perchè vi guarderanno con due occhi tipo " da dove cazzo arriva questo ma soprattutto dove cazzo è che vuole andare...?" dunque parque central con i palazzi importanti dell'amministrazione e la solita cattedrale che se ne potrebbe fare a meno ma che non può mancare!Tutto intorno case pluricentenarie ad un piano più o meno  conservate con giardino interno da urlo, colonnati, fontane, palme, fiori e frutta che ti viene voglia di piazzarti sopra un amaca e passarci le ore a rilassarti leggendo, scrivendo, ascoltando musica e magari facendo altre cose che non stiamo qui a specificare ;). Arrivo dicevo sotto la pioggia, la strada in leggera salita che va verso il parque è un fiume in piena, faccio comunque un giro di ambientamento intorno alla zona del centro finchè trovo un accomodamento per la notte in una pensione dentro una di queste vecchie case, la motoretta trova riparo sotto il portico, spargo in giro per il giardino coperto tutta l'attrezzatura bagnata sperando che si asciughi e vado a farmi un giro. L'atmosfera è accattivante, ristorantini di varia etnia, caffetterie raffinate, baretti con offerte musicali dal vivo fanno da scenografia ad un turismo meno sgargiante e meno chiassoso di quello che di solito infastidisce in giro per il mondo. Giovani backpackers, che sarebbero quelli con gli zaini un pò capelloni che a volte ti danno l'aria di essere un pò sporchi e puzzolenti e ogni tanto lo sono anche e lo dico perchè anch'io ho cominciato così qualche decennio fa..., dicevo giovani backpackers si mescolano a meno giovani ex backpackers che si credono ancora ventenni e vanno in giro per il Messico, ma anche per il resto del mondo, vestiti come se fossero nell cortile di un tempio nepalese ma soprattutto si mescolano con gli indios che colorano e animano le strade e la piazza, anzi il parque. Una delle attrazioni della zona è un canyon con un fiume e un giro in barca a mezzora di macchina ma il tempo non ispira per niente e di natura ne sto facendo indigestione, S. Cristòbal oltre che dalle montagne momentaneamente invisibili è circondata da 21 quartieri e da vari villaggi abitati dagli indigeni che ovviamente traggono vantaggi dal turismo della città, poco distante dal centro ci sono il mercato della frutta e il mercato dei prodotti artigianali dove vieni ubriacato dai colori, dai profumi e dall'andirivieni della gente che si muove per i banchi e per le baracche.
La nota dolente sono gli effetti collaterali del turismo, buono perchè con la conoscenza di situazioni sociali particolari e diciamo così "arretrate", ma non sono convinto che il termine sia quello giusto,arrivano forme di solidarietà e di conseguenza anche un pò di ricchezza, e anche qui il termine è esagerato..., ma meno buono quando trasforma  una donna di casa e madre di famiglia in una venditrice ambulante di pochi scrupoli che "alleva " i figli spingendoli su una strada che sembra più accattonaggio che commercio.
Quattro, forse cinque anni, non di più, basta saper camminare, reggere in mano un fazzolettino ricamato da chissachì e chiedere dieci pesos...cinque pesos...se ti fai commuovere e compri in meno di dieci secondi ne hai intorno altri cinque che pretendono il loro affare, se tieni duro e non compri l'offerta dell'oggetto diventa richiesta di elemosina.
Non cercano il tuo sguardo perchè denoterebbe un interesse e un attenzione per quello che stanno facendo che non ci può essere a quell'età che è evidentemente sbagliata, l' azione è compiuta quasi in trance, puoi fare qualsiasi domanda o dire qualsiasi cosa che la risposta è un mantra ossessivo...unpesounpesounpeso... ripetuta per dieci, venti, cento metri finchè qualcuno o qualcosa interviene e vieni sostituito.
Pare che butti molto anche la visita guidata ad alcuni villaggi con tanto di rituale magico o pseudotale e foto in posa agli indigeni, il tassista insiste per il giorno dopo e anche la ragazza della tintoria lo consiglia, ci rifletto su ma non per molto prima di rinunciare a quello che mi sembra più un giro allo zoo che non la soddisfazione di una lecita curiosità di viaggiatore. Tornerò a casa senza aver visto come vive una tribù di indigeni nella jungla e senza sapere a quante galline fanno la festa dentro un circolo di candele accese dentro una chiesa ma mi consolerà il pensiero di aver rispettato la dignità di qualcuno. La riflessione potrebbe essere molto articolata ma ci fermiamo qui, e io mi fermo a S.Cristòbal un'altro giorno a balinare in giro per le calli e i mercati schivando, non sempre con successo, i soliti settanta acquazzoni giornalieri.