domenica 4 dicembre 2011

Guatemala

Huehuetenango, colazione e subito a caccia di un'assicurazione, dalla reception dell'albergo mi mandano in una palazzina rosa (!) ad un paio di quadre ( che sarebbero gli isolati ) di distanza, delle due compagnie nessuna assicura moto, cominciamo bene. Per dire la verità non sarebbe obbligatoria ma da queste parti è meglio non rischiare, se capita un incidente prima ti sbattono dentro poi si comincia a parlare, rientro in albergo e comincio a cercare su internet, trovo la compagnia che assicura moto, ha un paio di agenzie in città e una dovrebbe essere dalle parti dell'albergo, targhe con i nomi delle vie e numeri civici qui sono un sogno irrealizzabile, un pò si chiede un pò si intuisce un pò si và di culo, trovo la via, trovo l'intersezione ma del numero civico e dell'ufficio non se ne parla, mostro l'indirizzo ad un'addetto alla sicurezza di una banca ma mi guarda come se gli avessi chiesto i nomi dei sette re di Roma, passo avanti, entro in un'altra banca e un impiegato gentilissimo esce con me e comincia a chiedere, ritorniamo indietro e anche lui per esclusione arriva allo stesso ufficio difeso dall'esperto sui re di Roma, si indaga un pò di più e alla fine l'indirizzo è esattamente quello il che vuol dire che il famoso esperto non solo non sapeva i nomi dei sette re ma non sapeva nemmeno l'indirizzo del suo luogo di lavoro e men che meno che ufficio ci fosse dentro, glielo faccio notare ma il il suo sorriso è talmente disarmante che finisce a pacche sulle spalle.
Trovo l'ufficio, trovo la scrivania ma non fanno polizze per moto, faccio notare che sul sito la faccenda viene venduta in maniera differente, la ragazza insiste, io anche,un paio di telefonate e scopriamo che in effetti si potrebbe fare ma dovrei assicurare contemporaneamente almeno tre macchine, le tre macchine non ci sono e non ho tempo per comprarle quindi rinuncio, torno all'albergo, carico la moto e riparto.
Chiediqua chiedilà passando per un paio di viottoli improbabili finisco in un quartiere altrettanto improbabile ma sto uscendo dalla città e la direzione sembra quella giusta, trovo una pattuglia di poliziotti che mi confermano, mi arrampico sulle colline che la circondano poi continuo verso le montagne, c'è una strada non segnata sulle carte e nemmeno sul gps, un paio di chiazze di azzurro fanno sperare bene ma la speranza dura poco, il cielo si torna a chiudere e la coltre delle nuvole si ispessisce, in compenso viaggio praticamente da solo passando da un altipiano all'altro, ogni tanto un villaggio di poche case sgangherate, ogni tanto qualche buttata di pioggerellina e quando la strada si affianca alla montagna ritrovo i segni dell'alluvione, la montagna dove è stata tagliata per far passare la strada cerca di riprendersi le sue pendenze e io riprendo le gimcane in mezzo alle frane. Dopo qualche cento km e sotto la pioggia arrivo a Chichicastenango, alle porte della cittadina supero altri due nomadi in bicicletta,bagnati e stravolti stanno arrancando sulla salita, per solidarietà e per incoraggiamento li saluto e nonostante tutto rispondono con un sorriso. A Chichi, come la chiamano qua, c'è il mercato più famoso e forse il più grande del Centroamerica, tutte le donnette scendono dai villaggi delle montagne per vendere i loro prodotti e comprare quelli degli altri, e fin qui niente di nuovo, ma qui è talmente vasto che il risultato è un carnevale unico di colori, di suoni e di odori. Questo è almeno quanto si dice e quanto vorrei verificare solo che la sfiga regna sovrana come sempre, i giorni deputati sono il giovedì e la domenica e oggi naturalmente è venerdì, mi fermo a mangiare qualcosa e faccio comunque un giro per dare un'occhiata alla versione del giorno che dice ben poco. Continuo per il lago Atitlan che è ad una trentina di km, potrei fermarmi là un paio di giorni e ritornare la domenica per poi ripartire e scendere verso Antigua, la vecchia capitale del Guatemala. Sto viaggiando intorno ai duemila metri, il lago è profondamente incassato in mezzo alle montagne, la strada da cui sto arrivando sale un pò per affacciarsi su una bella distesa di ...nebbia, il lago è assolutamente invisibile, mi fermo al distributore del villaggio per chiedere le condizioni della strada che da qui parte e lo circonda ad anello, tutto intorno sulla riva ci sono una ventina di villaggi, tutti isolati, praticamente la strada è sommersa dalle frane, dal fango e dalle pietre, alcuni si raggiungono in barca, per alcuni si potrebbe arrivare scollinando da dietro ma ci sono deviazioni di almeno cinquanta km ed è quasi buio, nell'inesistente centro ci sarebbe un'albergo ma non lo voglio nemmeno vedere, bisogna raggiungere qualcosa sul lago dove trovare un pò di alberghi, l'unico pare essere Panajachel, forse in moto è raggiungibile, un collega di uno dei ragazzi con cui sto parlando stamattina è arrivato a lavorare in moto per cui probabilmente si passa, gli altri arrivano alla frana con i mototaxi, la attraversano a piedi e poi salgono sui bus che li aspettano dall'altra parte. Ci provo, scendendo la nebbia si dirada un pò e il lago comincia ad intravedersi, arrivo al punto critico, un masso grande come un monolocale è caduto sulla strada, un omino armato di martello pneumatico lo affronta sotto la pioggia, tutto intorno almeno una ventina di persone fanno finta di collaborare ma mi fanno anche cenno di aspettare, l'omino molla, arriva un piccolo escavatore che toglie un pò di macerie e apre un corridoio largo poco più di un metro, passa un ciclomotore poi a filo  fra il masso e il dirupo passo io, appena dopo la strettoia sono costretto a buttarmi sulla sinistra verso la montagna perchè sulla destra verso il lago metà della strada è sparita, piove ancora a dirotto ma  pochi km e finalmente arrivo al paese ma soprattutto al primo albergo, per domani  non si fanno programmi, vediamo il tempo come si mette....

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