domenica 16 ottobre 2011

on the road again

La giornata non era cominciata un granché, la mattina, tanto per suggellare il ricordo, lasciando l'isola con la barca stava piovendo a dirotto, a Belize City per fortuna aveva già smesso per cui quando finalmente esco dal porto, faccio il pieno e prendo la strada per il Messico le nuvole si sono alzate e comincia a fare caldo. Essere di nuovo in sella ha un effetto terapeutico, l'emozione di guidare per la prima volta su una terra nuova, in mezzo ad un paesaggio così diverso mi riconcilia con il mondo. L'asfalto è piuttosto ruvido e un pò sconnesso ma tutto intorno la natura è rigogliosa, guido fra le palme ed in mezzo a coltivazioni di frutta, di grano, e di canna da zucchero. Fazzoletti disordinati di terra coltivata soffocati da sterpi, cespugli ed erba alta quasi due metri. La media ovviamente è bassa, l'organizzazione delle strade diciamo che non è presa in considerazione. La strada principale di collegamento è una sola e non si prevede un'alternativa per cui attraversa tutti i villaggi che vengono annunciati da una serie di rallentatori di varia forma ed effetto, quando va bene si riescono a passare in seconda a venti kmh, i peggiori sono quasi dei gradini di otto cm di altezza quasi verticali che vanno affrontati praticamente da fermi, si frena, si rilascia per far respirare la sospensione, lo si passa e si riprende dalla prima marcia. Se il villaggio è piccolo ce la caviamo con tre o quattro, quando il villaggio si allunga diventano una maledizione, cerchi il punto più basso vagando a destra e a sinistra sulla carreggiata, anche invadendo l'altra corsia ovviamente tanto qui siamo qui e non siamo negli states, ma va a finire che te ne ritrovi uno ogni cento metri per qualche km. A volte non sono neppure segnalati e te li ritrovi lì davanti, si tira una bella inchiodata, la moto si intraversa anche un pò e in un modo o nell'altro lo passi cercando di galleggiare aiutandoti con le litanie di rito! Vuoi per i giorni persi, vuoi per la pessima impressione che il Belize mi ha dato da subito abbandono l'idea di fare un paio di giorni di turismo archeologico. Il cambio di programma sta diventando una costante evidentemente. Confesso anche che un pò mi dispiace, mi rendo conto che il giudizio non ha potuto essere oggettivo e non è giusto liquidare un paese che avrebbe natura e storia da offrire per uno stato d'animo non appropriato, ma ormai così è andata. Per il confine ci sono circa 150 km e la procedura è un pò complicata, un ufficio apposito rilascia un permesso di importazione temporanea per la moto garantito da una cauzione di 200 dollari effettuata sulla carta di credito, uscendo dal paese il permesso viene annullato e la cauzione riaccreditata, speriamo..., sulla carta. Avere certezza sugli orari degli uffici pubblici qui è ovviamente impensabile, la tendenza, ma è una tendenza..., sono le cinque del pomeriggio. So che attraversando il confine perderò un'ora con il fuso, esco dal Belize dove devo restituire il permesso di importazione e timbrare l'uscita, perdo un pò di minuti per il visto di entrata e arrivo davanti allo sportello ovviamente chiuso da TRE minuti. La situazione non è brillantissima, in Belize non posso rientrare, in Messico potrei entrare, c'è una cittadina a dieci km, ma lasciando la moto in zona franca, non se ne parla nemmeno! La zona franca è un bordello indescrivibile, macchine, motorini, pedoni che vanno avanti e indietro in più un casinò e due alberghi. Il primo è economicamente inaffrontabile quindi finisco nel secondo che entra di diritto nei top five dei peggiori posti dove ho dormito insieme ad un motel in Ucraina, un albergo ad Aleppo in Siria, un albergo ad ore a Puntarenas in Costa Rica e una locanda in mezzo alle montagne del Montenegro. Vi risparmio i particolari, l'unica nota positiva è che finisco a cenare nel Casinò che si è riempito di messicani che vanno a giocare dove il cibo costa quasi niente, ma soprattutto si beve gratis! E sono occasioni nella vita che capitano di rado e vanno sfruttate! Sarà comunque una notte d'inferno, alle cinque e mezza di mattina il proprietario indiano del ristorante in ristrutturazione al piano di sopra comincia ad andare di martello, vado dal giovane che sarebbe una specie di portiere di notte e che sta controllando la mia moto dormendo sul divano davanti alla porta dell'albergo e gli faccio capire che non gradisco molto la cosa, riesce a farlo smettere ma comunque ho visto albe migliori, alle otto sono davanti all'ufficio e in mezzora sbrigo tutto, entro in Messico, faccio l'assicurazione e torno a Cancun dove c'è un pneumatico nuovo che mi aspetta. Lo cambiamo prima di sera e così siamo a posto, domani si punta verso Chichen Itza.

2 commenti:

  1. ....finalmente il racconto si fa avvincente!!!!

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  2. Sempre belle storie. Il mondo è grande e affascinante e tu mi sembra ti stia divertendo a visitarne una grande parte. Solo che non hai ancora imparato a scegliere i locali...spero solo che tu sia ancora in grado di sederti in moto...

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