mercoledì 8 febbraio 2012

Per chi non ne avesse avuto abbastanza, chiusa la parentesi cronologica...

...si torna indietro nel tempo e si torna in Colombia, il villaggio è Gigante, ma lo è solo di nome perchè in tutto farà si e no 10/12 quadre ( intese come isolati ) di circa una cinquantina di metri di lunghezza per cui fatevi un pò di conti quanto non è grande, l'attrazione del villaggio è una ceiba di circa trecento anni, sarebbe un albero tipico, che troneggia nella piazza principale. Il dubbio è se raccogliere l'invito di Marta e fermarsi per i festeggiamenti o mantenere i programmi e proseguire verso il sito di S.Agustin e fermarsi là, la decisione è rimandata alla mattina e la mattina si annuncia con un solenne mal di testa, escludendo questioni etiliche presumo che la causa siano gli sbalzi di altitudine, ma attendo conferme dai lettori medici...Vuoi il mal di testa, vuoi la curiosità per una festa di matrimonio decido di fermarmi. La mattinata passa veloce con una visita al villaggio e al mercato, il pomeriggio ancora più veloce con una pennica e nel tardo pomeriggio cominciano ad arrivare gli invitati ma l'ennesima frana ha bloccato la strada dal villaggio vicino e molti di loro sono stati tagliati fuori, la festa non decolla e verso mezzanotte, quindi circa cinque ore prima del previsto, l'orchestra si ritira e gli invitati di conseguenza anche. Un pò di delusione ma il riposo ne guadagna.
Per S.Agustin mancano solo 150 km, la strada continua a seguire l'ampia valle del Rio Magdalena, di tanto in tanto imbocca alcuni stretti canyon dove ci sono ancora i segni degli smottamenti del giorno precedente. L'atmosfera è da domenica del villaggio, quella che viene subito dopo quella del sabato omonimo, solo che mentre il sabato, come insegna il poeta, ci si prepara alla festa, la domenica la festa si fa! Gita in campagna con quello che offre la casa, ovvero motorini e biciclette, la bici fa quello che può, ma con un pò di fantasia in motorino si viaggia anche in quattro, lui guida, compatibilmente con la "resaca" del sabato sera, che sarebbe il doposbornia, lei dietro, il piccolo seduto sul serbatoio e la un pò meno piccola appesa al portapacchi dietro, borse con derrate alimentari di lato, raramente occhiali anti moscerini, di casco non se ne parla. I campi di calcio sono in fermento ma ancora più in fermento i prati con le griglie tutto intorno e le casse di birra che viaggiano più veloci dei giocatori. In poco più di due ore e mezza arrivo a S. Agustin, tanto per cominciare ad orientarmi mi fermo in un panificio a bere un caffè che con due biscotti di contorno mi costa 1000 pesos colombiani, ovvero mezzo dollaro, per l'ostello invece spendo ben sette dollari e mezzo, la stanza sarebbe da quattro con il bagno in comune ma sono l'unico ospite per cui è come averlo affittato tutto. L'indomani si fa il turista, la zona archeologica è a pochi km dal villaggio, sul bus vengo letteralmente catturato da Olga Lucia che sarebbe una guida momentaneamente in ferie ma non si fa scappare l'occasione, ci accordiamo e così passeggiando nella giungla da una radura all'altra mi racconta la storia degli agostiniani che per un paio di migliaia di anni hanno imperversato nella zona fino al 1300 AC per poi sparire da un giorno all'altro senza un perchè ma soprattutto senza una lettera, senza una cartolina, niente, lasciandosi però dietro raffigurazioni in pietra alte fino a sei metri di animali e uomini, con l'immancabile corredo di tombe, sarcofaghi e quant'altro. Alla fine non mi racconta solo degli agostiniani  e delle loro statue ma anche qui c'è di mezzo il solito italiano che si è insinuato nella sua vita forse scambiandola con una scorciatoia per il visto di immigrazione. Continuiamo a rimediare figure da peracottari...

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