sabato 15 ottobre 2011

Il 21 dunque impacchetto la moto e il 22 mattina prendo il volo per Cancun,paradiso caraibico per turisti all inclusive, secondo Wilbert il giovedì successivo 29 arriva la nave a Belize City e il venerdì mattina posso ritirarla, ho quindi una settimana da far passare. Appena sbarco mi sparo in giro per Cancun per recuperare la gomma posteriore, l'officina che doveva essere la più affidabile non esiste più, cominciamo bene, qua è là un paio di loro potrebbero ordinarla, provo anche la solita concessionaria che si prende un giorno per informarsi, temporeggio. Cancun è divisa in due parti, la città vera e propria che è il solito casino di città centroamericana e la Zona Hotelera, il nome e lo skyline mi bastano per capire che è meglio pensare ad altro. Opto per Isla Mujeres, una diecina di km di isola a mezzora di barca dalla città, per farla breve va a finire che il giorno dopo via telefono ordino la gomma che dovrebbe arrivare lunedì, lunedì diventa martedì poi forse giovedì ma venerdì devo essere in Belize quindi mercoledì mattina, dopo qualche giorno di palme, spiagge con delfini saltellanti ma soprattutto tacos con guacamole e pescetti alla griglia mollo l'isoletta e mi sposto a Tulum, 150 km in direzione Belize, un sito archeologico Maya, perchè anche la cultura vuole la sua parte, e già che ci siamo anche un'altra bella spiaggetta con altri pescetti! Giovedì notte prendo il bus per Belize City dove arrivo alle cinque e mezza del mattino, l'impatto non potrebbe essere dei peggiori. La città viaggia sui 60.000 abitanti ed è il maggior centro commerciale del paese ma eccetto le due strade principali è un impasto di baracche di legno scalcinate, canali di fango e strade sterrate dove ci sono più buche che sassi, due morti ammazzati al giorno, qualcuno tende a sottolineare "almeno", l'uscita della stazione dei bus è una babele di viaggiatori, di tassisti più o meno abusivi, di tossici, di ricettatori e saprò la sera che Anna, una giovane svedese che era salita con me a Tulum, appena messo piede in strada è stata scippata del marsupio con il cellulare e la macchina fotografica! Come se non bastasse il cielo è grigio, piovviggina e avendo dormito circa tre ore nel bus non sono, come si dice, nel migliore degli stati d'animo. Il tassista mi porta agli uffici della compagnia di navigazione ma è ancora presto e per non lasciarmi solo ad aspettare che aprano mi molla vicino ad un altro ufficio dove hanno un paio di uomini della sicurezza, alle otto torno a piedi per scoprire che guadagnando un ora di fuso sono le sette, aspetto quindi un'altra ora in compagnia del guardiano del parcheggio finchè alla spicciolata arrivano tutti, apre l'ufficio e la notizia del giorno è che la moto non me la consegnano oggi, venerdì,  ma forse martedì..., anzi il forse è un " hopefully", visto che qui gli inglesi li hanno "colonizzati" fino a trent'anni fa lasciando in eredità un inglese vergognosamente incomprensibile. Il primo pensiero è il suicidio, poi reagisco e penso ad uno sterminio di massa poi mi mandano da un broker di settantacinque anni sull'orlo della pensione ma che caparbiamente, e pare non sia l'unico al mondo che non vuole fare il fatidico passo indietro,con il quale ci metto un'ora e tre telefonate sue in dogana per spiegargli che non sto importando la moto e quindi non devo pagare le tasse di importazione di 400 dollari ma deve farmi solo un'importazione temporanea per un mese o quello che vuole come se entrassi da turista attraverso un valico di terra!  Ci accordiamo per 65 dollari ma impossibile prima di lunedì, è il primo assaggio della burocrazia latinoamericana, rimane un lungo week end da far passare, sicuramente lontano da quell'inferno, altra barca e arrivo a Caye Caulker, una lingua di sabbia lunga un paio di km e larga mezzo a un'ora di watertaxi dalla città. Uno direbbe niente male, caraibi, spiagge, palme, aragoste come panettoni a natale, paradiso dello snorkeling ma anche qui non mi prende niente bene, innanzitutto sono qui per viaggiare e non per scaldare le sdraio in spiaggia, al posto dei sorrisi messicani qui sono aggressivi e  maleducati, ma soprattutto per cinque giorni vedrò solo nuvole e pioggia, un paio di razze che pascolavano nella baia davanti a casa e un piccolo coccodrillo nel porticciolo del villaggio. Non mi ero fumato niente...ho chiesto conferma, ci sono veramente! Comunque cinque giorni...causa pioggia, dogane e chissachealtro per spostare la moto all'interno del porto di trecento metri ci sono voluti cinque giorni...finchè mercoledì mattina, dopo una sfilza di uffici e di timbri scortato dal giovane di bottega del broker, finalmente rimonto in sella e con tutti i documenti fra i denti vado all'uscita della zona portuale, è mezzogiorno e mezzo, ovviamente sono tutti a pranzo per cui aspetto altri 45  minuti finchè arriva l'uomo giusto, ultimi timbri, mi aprono i cancelli e sono di nuovo sulla strada. Si parte!

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