domenica 28 agosto 2011

Continuo a girare per le montagne cercando di schivare la macchina turistica e commerciale che ormai ha invaso tutta la regione,vecchi villaggi finti o rifatti di pionieri e cercatori dove offrono tutta la paccottiglia immaginabile che va dalla finta gioielleria industriale indiana ai minerali delle Colline,come le ha definite l'uomo del motel dove ho dormito"turists traps" nei prossimi giorni ne vedrò a non finire.
Il 17 di nuovo in marcia verso ovest,passo le montagne e sono di nuovo nella prateria, in un distributore conosco Melanie,ha 31 anni,credo che bagnata non pesi più di quaranta chili,ha mollato il lavoro,ha affittato la casa,si è comprata una Yamaha 250 che ha più o meno i suoi anni e che a ottanta kmh sta cercando di portarla da Boston a Seattle (che vuol dire attraversare gli states dall'Atlantico al Pacifico) dove si incontrerà con il fidanzato con il quale poi,lei con la moto e lui con un maggiolino si trasferiranno in California, gran bello spirito...
Rimarremo insieme quattro giorni ( e che nessuno si faccia strane idee...), ogni tanto sulla strada può capitare.
Il giorno dopo (il diciotto agosto per chi si fosse perso) visiteremo il luogo dove si svolse la battaglia del Little Big Horn, ovvero dove gli americani si presero dagli indiani la più solenne batosta della loro storia militare sul proprio territorio e dove le ambizioni presidenziali del colonnello George Armstrong Custer naufragarono  per arroganza,  presunzione, ignoranza e stupidità costando la vita non solo a lui ma a tutto il suo battaglione, il famoso Settimo Cavalleggeri.
In mezzo a miglia e miglia di dolci colline erbose attraversate dal fiume Little Big Horn (per gli indiani il fiume dell'Erba Grassa) in cima ad un monticello dove leggenda vuole tentò un'estrema difesa con gli ultimi quindici uomini rimane un cippo e una piccola area recintata disseminata delle stesse lapidi che si trovano sparse anche su tutta l'area, a fianco un piccolo memoriale indiano ricorda i guerrieri di tutte le tribù che parteciparono alla battaglia.
Tutto,i racconti dei Ranger, il piccolo museo all'ingresso, la disposizione dei segni della battaglia ruotano intorno alla figura di Custer nonostante la tranvata che si beccò in quello che fu invece una delle più importanti dimostrazioni di orgoglio e di solidarietà della nazione indiana.
Confesso che il rapporto fra americani e nativi continua ad essere fonte di solenni perplessità.

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